Se il nostro basket è solido, la Grecia è uno stato in salute

Nonostante i problemi, sembra che la soluzione sia fingere che tutto va bene.
22.07.2015 13:15 di Simone Mazzola Twitter:    vedi letture
Se il nostro basket è solido, la Grecia è uno stato in salute
© foto di PAOLA GARBUIO/A.LIVERANI

E' ormai difficile poter pensare a un ridente futuro del nostro basket quando il presente è così buio: Inoltre si tende a non rendersi conto della cosa, o ancor peggio, mettersi una bella quantità di salumi sugli occhi proseguendo col sorriso come se niente stia succedendo.

Abbiamo iniziato tempo fa con il quasi fallimento della Virtus Bologna (poi targata Castelmaggiore), fiore all'occhiello del basket italiano per anni con campioni di elevatissima fattura come Ginobili, Rigaudeau, Griffith, Andersen e Smodis, abbiamo proseguito tristemente con l'altra squadra di Bologna, una Fortitudo che con Repesa era riuscita ad arrivare in finale d'Eurolega, per poi arrivare a giorni più prossimi con Treviso, Siena e Roma che ora si auto derubrica in Serie A2, perché non riesce a soddisfare i requisiti per la massima serie. Alla luce di tutte queste situazioni e quella di Napoli, che non s'iscrive al campionato di A2, la Fip ha avuto il coraggio di emanare questo comunicato:

"Con grande soddisfazione è stato ufficializzato che per la prima volta, dopo numerosi anni, nei Campionati di vertice federali, tutte le società aventi diritto hanno effettuato l’iscrizione ed effettuato i necessari adempimenti e non si è assistito a rinunce. E’ un messaggio importante che evidenzia un nuovo stato di sviluppo e solidità della pallacanestro italiana".

 

Se il tuo organo competente ignora che la situazione è quella sopra citata e addirittura si auto-tesse le lodi per una situazione che non c'è, significa che il classico: "Houston, abbiamo un problema" non basta più.
Si parla tanto di rilanciare il movimento, di catastrofismi da parte del negativo italiano medio e che il lavoro deve essere di qualità, invece ci troviamo con le due finaliste del campionato 2013 (non di dieci anni fa) che si scontreranno di nuovo in A2, le piazze che hanno fatto la storia del nostro basket come Treviso e Bologna obbligate a festeggiare promozioni che sono solo il primo passo del ritorno dalle proprie ceneri (con tutto il massimo rispetto del caso) e altre come la Virtus che devono barcamenarsi navigando a vista e senza sapere cosa ne sarà di loro da qui a qualche anno.

Siamo ancora qui a discutere sul sesso degli angeli senza mettere in condizione gli arbitri di fare bene il loro lavoro, formandoli in modo adeguato e non concedendogli nessuna zona grigia d'interpretazione, che può solo far loro del male. Dobbiamo aggrapparci all'unico vero imprenditore che abbia messo la sua faccia nel basket come Giorgio Armani che sino ad ora ha guadagnato un risicato scudetto e poco altro, perché le realtà di Sassari e Reggio Emilia sono splendide e fanno bene a tutti, ma anche loro potrebbero essere soggette alla crisi. 

Ci presentiamo in Europa e non abbiamo la minima possibilità di competere ad alti livelli perché semplicemente i nostri due migliori centri della scorsa stagione (Samardo Samuels e Shane Lawal) li ha una sola squadra spagnola che davanti a loro schiera un centro ancora più forte come Ante Tomic. Dobbiamo far fronte a una crisi greca che però non perde l'occasione di dare 7 milioni di dollari in tre anni a Calathes, il Khimki Mosca che può permettersi un triennale di 10.2 milioni a Shved o un Olympiacos che si porta a casa Daniel Hackett per farlo resuscitare.
Non siamo in grado di offrire, nemmeno nella squadra potenzialmente più ambiziosa d'Italia, termini sufficienti a livello economico e tecnico per riportare a casa un patrimonio del basket come Gigi Datome, che preferisce 5.2 milioni in tre anni a Istanbul in una squadra che qualche mese fa ha perso uno sponsor da più di 15 milioni di euro a stagione come Ulker.
Per chiudere abbiamo creato allenatori del calibro di Andrea Trinchieri che ha fatto benissimo con Cantù e ora torna in Italia durante l'estate per elogiare un programma come quello tedesco che anni fa ha gettato le fondamenta per essere oggi un basket in grande ascesa, in grado di portarsi a casa talenti e provare tra qualche anno a fare la corsa sull'Europa che conta (ammesso che il Bamberg non possa già farlo quest'anno).

Ma noi pensiamo ancora che l'Italia sia la patria del basket solo per quello che c'è stato o per qualcosa di dovuto. Non rimane molto tempo e anche se le risorse economiche possono non essere al livello delle grandi polisportive europee, continuare a far finta che tutto vada bene, non è e non sarà mai la soluzione.