"The Reunion" e le emozioni di un appassionato

Riviviamo a mente fredda (o quasi) il ritorno della coppia Buffa-Tranquillo davanti alle telecamere.
31.12.2015 15:30 di  Simone Mazzola  Twitter:    vedi letture
"The Reunion" e le emozioni di un appassionato
© foto di Twitter Sky

Ci è voluto qualche giorno per metabolizzare un avvenimento come The Reunion tra Federico Buffa e Flavio Tranquillo. Un evento richiesto "gentilmente, ma con insistenza" dal popolo, come detto da The voice.

Si, perchè è il popolo che elegge i propri idoli e condottieri. Per tutti gli appassionati di pallacanestro loro hanno diffuso il verbo, portato il basket a un livello successivo non tanto nella tecnica, quanto nella loro cripticità e unicità di alcune espressioni o spiegazioni.
Ripercorrendo attraverso il racconto la loro storia, si comprende facilmente quanto il tempo e il lavoro siano essenziali per avere successo. Quando ai tempi di Tele+ o ai primi albori di Sky andavo in giro a parlare con appassionati di basket e non dicendo che Tranquillo e Buffa fossero la miglior coppia di cronisti sportivi in circolazione (e non parlavo solo di basket), la gente spalancava gli occhi perchè in molti nemmeno ne avevano sentito parlare. Alcuni di loro, addirittura, millantavano di seguire il basket.
Ci è voluto molto tempo perchè questo venisse compreso e recepito dalla gente, perchè anche Andrea Bassani ha dovuto lottare per tenere Buffa, un narratore particolare, uno story teller, che aggiunge sempre un pò di miticità alla cronaca. Nessuno era pronto a questo e neanche chi era considerato il migliore a livello di prodotto televisivo come Sky. Nessuno era pronto ad avere una coppia così ben assortita, legata da un sentimento di amicizia e stima che basa le sue fondamenta ben prima delle telecronache e che ha reso il basket qualcosa di unico.

Quando la trasmissione ha portato l'argomento su Allen Iverson (nervo sempre scoperto) e su quell'incredibile gara 1 di finale del 2001, il discorso è poco dopo finito su Robert Horry e un suo fallo in attacco nel supplementare: "Quello del calcio al secchio del latte" -ho pensato immediatamente- e dopo qualche secondo la tecnologia mi è venuta in soccorso mostrando esattamente quell'azione, con quelle parole citate da Flavio, facendomi pensare.
E potrei raccontare la storia di Raja Bell chiamato mentre era dal parrucchiere per giocare una finale di Conference, le innumerevoli su Shaq e così tante altre.
Come me tantissimi altri appassionati avrebbero da riportare migliaia e migliaia di aneddoti simili sentiti in anni di telecronache.
Il loro modo di lavorare e trasmettere la passione attraverso di esso hanno raggiunto i cuori di moltissimi appassionati e, una volta entrati, non sono più usciti.
Anche dalle parole di Federico che ormai non commenta più il basket (ahinoi) da qualche tempo, sembra ardere ancora il fuoco di chi ha sì ambizioni nell'imparare ciò che gli interessa e che ancora non sa fare, ma che tornerebbe anche a ciò che lo ha portato dov'è, perchè le Finals sono qualcosa di unico e non solo quelle...

Sono stati due episodi da 45 minuti sostanzialmente voluti dal popolo e da coloro che hanno ancora nella memoria e nel cuore le loro parole di tante telecronache. Spesso si cade nella miticizzazione dei personaggi, anche se Federico e Flavio erano fenomenali anche prima dell'acclamazione del pubblico. Si sa, il successo è quel momento in cui il talento incontra un'occasione e per nostra fortuna quel momento è arrivato.

Sono perfetti? No, sono umani con le loro propensioni, tendenze e anche eventualmente tifi o simpatie che a volte gli hanno portato critiche, ma proprio per questo e per quella loro continua, ossessionata e splendida voglia di fare il meglio possibile, li abbiamo accompagnati nel posto dove meritano di stare: nell'olimpo del giornalismo sportivo.
Ora la sfida non sarà trovare il nuovo Buffa o Tranquillo, ma trovare delle persone che ameranno il basket e che raggiungeranno i cuori degli appassionati come loro.

Thanks for the memories.