Kokoskov, il timoniere silenzioso della Slovenia campione

Ritratto del coach serbo che si è affermato anche negli USA
18.09.2017 16:30 di Davide Fumagalli Twitter:    vedi letture
Kokoskov, il timoniere silenzioso della Slovenia campione
© foto di FIBA

C'è tanto di Igor Kokoskov nello storico trionfo della Slovenia a EuroBasket 2017, il primo per questa nazionale della ex Jugoslavia, terra che ha dato i natali a tantissimi campioni, del parquet e della panchina. Tra questi c'è appunto coach Igor, 45 anni, nato a Banatski Brestovac, paese dell'attuale Serbia, la stessa che ha battuto proprio nella finalissima di Istanbul, che ha iniziato la sua lunga carriera a casa e poi si è affermato dall'altra parte dell'oceano, negli Stati Uniti.

La storia di Kokoskov è particolare, quasi unica, anche se l'inizio può assomigliare a quella di molti altri: nel 1991, ad appena 20 anni e con una carriera da playmaker davanti, si infortuna gravemente a ginocchio e caviglia in un incidente stradale, e così deve abbandonare il sogno di affermarsi come giocatore. Inizia per forza di cose ad allenare, il "destino" dice lui, e cresce all'OKK Belgrado, dove nel 1995 diventa capo allenatore a 24 anni, prima di spostarsi al Partizan. L'anno chiave è il 1997 quando, durante un clinic a Belgrado, conosce Jim Calhoun, storico head coach a Connecticut.

Questo legame, e un ottimo inglese, gli spalanca svariate porte, vola negli Stati Uniti e gira diversi campus collegiali: a Duke conosce Quin Snyder, allora assistente di Mike Krzyzewski, e diventano grandi amici. Nel 1999 Snyder, diventato capo allenatore a Missouri, inserisce Kokoskov nel suo staff e il tecnico serbo diventa il primo assistente di sempre "non americano" in Division One. Soltanto dodici mesi dopo sale al piano di sopra e sbarca in NBA, anche lì è il primo coach straniero in uno staff: lavora per i Los Angeles Clippers di Alvin Gentry! Da lì prosegue la sua avventura che lo porta a girare altre franchigie: dal 2003 al 2008 è ai Detroit Pistons (nel 2004 vince il titolo NBA al fianco di Larry Brown), poi cinque stagioni ai Phoenix Suns, un anno a Cleveland con Mike Brown (sempre per quella connection con Snyder), poi nell'estate 2015 l'approdo agli Utah Jazz. E' l'amico Quin Snyder a volerlo a Salt Lake City e Kokoskov il 5 dicembre 2016 ha l'onore di guidare i Jazz da capo allenatore alla vittoria 107-101 sui Lakers, visto che il suo boss era a letto con l'influenza.

NCAA, NBA, ma non solo per questo "globetrotter" della panchina. Infatti Kokoskov durante l'estate lavora con le nazionali e accresce la sua esperienza: nel 2004 e nel 2005 è al fianco di Zelimir Obradovic con la "sua" Serbia e Montenegro, poi dal 2008 diventa ct della Georgia. Con Pachulia e soci fa un lavoro eccellente, porta il gruppo a tre Europei consecutivi e nel 2015 conduce la squadra fino agli ottavi di finale a Lille dove fa soffrire la Lituania, poi finalista contro la Spagna. A quel punto, e con anche un'onoreficenza ricevuta dal presidente Mikheil Saakashvili nel 2011, lascia la Georgia e diventa ct della Slovenia. In circa due anni rivoluziona il gruppo, convince Goran Dragic a tornare e si ritrova tra le mani un diamante come Luka Doncic: il resto è storia, con l'Europeo vinto da imbattuti, 9-0, e una pallacanestro veloce e divertente.

Un coach low profile in panchina, quasi invisibile, e anche ai microfoni dopo aver vinto un Europeo: "Non avevo promesso alcuna medaglia. Avevo promesso lavoro duro e concentrazione. Sono contento per i giocatori, la gloria è tutta per loro. Mi hanno reso orgoglioso e un allenatore migliore". Parole importanti per un allenatore che ha fatto la gavetta, ha osato ed è partito all'avventura, raccogliendo consensi ovunque. Non è un caso che subito dopo la vittoria di EuroBasket siano arrivati i complimenti via social degli Utah Jazz e di due suoi giocatori come Joe Ingles e Rudy Gobert.