Quando il costo di un giocatore è ripagato: stelle decisive nei playoff

Il primo turno ha rispettato le attese in termini di giocatori chiave che decidono le partite: Teodosic, Bogdanovic e Llull, protagonisti.
21.04.2017 16:29 di  Domenico Landolfo   vedi letture
Quando il costo di un giocatore è ripagato: stelle decisive nei playoff
© foto di Twitter Real Madrid

Si tende sempre a sottolineare come le canoniche “figurine” non facciano una squadra. Ancor di più, che il sistema in cui sono in tanti a collaborare batte spesso il singolo che si prende sul groppone tante responsabilità. I bilanci di una squadra si fanno leggendo il monte salari a scalare, vedendo se effettivamente coloro che sono pagati di più spostano o meno gli equilibri quando la partita conta.

Guardando alla prima tornata dei playoff di Eurolega, la verità è che tutti i nostri discorsi se ne vanno a farsi benedire altrove. Ancor di più in sfide senza domani, sembrano emergere uber alles quei giocatori che devono deciderle, quelli che ricordiamo anziché altri, quelli che hanno segnato le grandi sfide del passato recente e che sembrano continuare a deciderla anche per il futuro.

L’occhio della nostra analisi va su Teodosic, Llull e Bogdanovic, tre di cui sentiamo parlare spesso, di cui altrettanto frequentemente esaltiamo le doti e le defaiance, ma che hanno saputo farsi trovare pronti una volta per tutte, quando le loro squadre avevano bisogno di loro, come un eroe che cambia il corso della storia proprio quando tutto sembrava segnato.

Che il Cska Mosca sia stata costruito a immagine e somiglianza di Milos Teodosic è un dato di fatto che ormai da parecchi anni si ripete. La sfida che ha opposto i russi al Baskonia, come era nelle attese, si è rivelata ben più ostica di quello che la regular season ha offerto. Si combatte su ogni singolo possesso ed i valori tecnici si azzerano. Il finale di gara due ne è l’esempio con i ragazzi di Sito Alonso che hanno avuto la concreta possibilità di far saltare il campo, invece dal nulla di una partita al di sotto dei suoi lucenti standard, Teodosic, insieme al compagno di merende De Colo, esce alla distanza nel finale, con punti e l’assist per Hines che vale la partita. Forse l’aveva prevista prima, come un grande giocatore di lettura ha dimostrato di saper fare, forse è solo un passo avanti agli altri, fatto sta che la decide, ancora una volta, il playmaker serbo, che con quella sua classe a volte tracotante a volte mirabile, fa i miracoli.

Ha speso tanto il Fenerbahce, che doveva rimpiazzare, seppur temporaneamente Bogdan Bogdanovic che era fermo per infortunio, e che ha saltato buona parte della prima fase dell’Eurolega. Dal suo ritorno, però, la squadra della vecchia volpe Obradovic è apparsa trasformata. Non tanto dal punto di vista tecnico, fattore che si spreca tra le fila giallonere, quanto invece da quello dell’approccio alla gara, dell’attitudine nelle varie fasi del match, di quegli attributi che non compri con i dollari, ma con la dedizione dei tuoi atleti. Bogdanovic non è solo quello che ti spara 5 triple per vincere gara 1 in trasferta, dopo il -16 dell’intervallo. È quello che spezza le reni della resistenza “green” anche in gara due, con carisma, forzature, difesa aggressiva e killer instinct. Se i suoi sono 0-2 molto si deve a lui, non solo al supporting cast che comunque ha macinato e non poco.

Sergio Llull ha tutto quello che serve per non essere il vostro giocatore preferito. È anche lui, come Teodosic, maledettamente tracotante ed irridente, difende poco, non ha fisico di grande impatto, per cui come faccia ad essere il più determinante closer del vostro campionato è un mistero. Il suo genio è paragonabile a quello di un Mozart, autodidatta, magico, eclettico, chiude la gara col Darussafaka regalando una vittoria ai suoi che David Blatt e il suo Darussafaka avevano clamorosamente quasi strappato dalle fila dei Blancos. Eppure il play senza vocali ci mette il suo solito pepe, la sua verve, i suoi tiri non certo costruiti vanno e bersaglio e il Real può esultare e godersi il probabile mvp dell’Eurolega, almeno per quel che concerne la regular season.

Viene da ripensare a quello spot dell’Eurolega, un po’ rivisitato dalla saga di Ocean’s Eleven, nella caccia al trofeo europeo. Forse a ben vedere, seppur la mira di ogni squadra rimane unica, resterà sempre precipua e preminente un altro obiettivo, che si costruisce a inizio stagione: quello di accaparrarsi una stella che sappia risolvere le partite complicate quando serve, anche a costo di un sacrificio economico non indifferente. Solo così, forse, si spiega anche il fatto che negli ultimi anni siano sempre le solite magnifiche sei-sette sorelle a contendersi la coppa, e solo saltuariamente altre squadre hanno fatto capolino.