Mondiali 2014: Kyrie è la stella delle stelle

Dopo un'estate di grandi notizie, ha impreziosito il tutto con la medaglia d'oro e il titolo dell'MVP della finale. La sua ascesa è continua e prorompente.
15.09.2014 13:10 di  Simone Mazzola  Twitter:    vedi letture
L'MVP in sala stampa
L'MVP in sala stampa

"Quanto può essere bella un’estate con vacanze ridotte…"
Firmato Kyrie Irving.

Ha iniziato con dei festeggiamenti esuberanti per la firma del nuovo contratto al massimo salariale che ha fatto di lui una pietra miliare del futuro dei Cavs, poi si è visto recapitare in squadra il miglior giocatore del pianeta che ha ancora fame di vincere dei titoli, una sequela di buonissimi comprimari e il colpo finale Kevin Love, una delle migliori tre ali forti in circolazione.
E per chiudere verrà allenato da quello che è unanimemente definito il miglior coach di stampo europeo assieme ad Obradovic.
Basta così? Certo che no. Perché Kyrie si è tolto lo sfizio di vincere la medaglia d’oro con gli Stati Uniti ai mondiali, garantendosi anche il titolo di MVP con 26 punti e 6-6 da tre punti nella finale.
Come direbbe Clooney: “Kyrie? What else?”

Sembrava potesse essere un Team Usa deludente, ma l’MVP ha voluto parlare del clima che si respira: “Quando giochi per Team USA -ha detto- lo fai per qualcosa più grande di te e del tuo gioco. Rappresenti una nazione intera e devi fare di tutto per vincere.”
E’ proprio questo “fare di tutto” che caratterizza il gioco di Kyrie, perché sebbene sia in grado di produrre prestazioni come quella della finale any given night, non è interessato solo a quello. “Giocare con i migliori del mondo è un sogno per me e dare la palla a Harden per il suo uno contro uno, a Drummond o Cousins per dominare sotto le plance o riposare per veder giocare Steph Curry è una cosa che viene da sé”.
Sino ad ora ha dimostrato una mentalità vincente e di essere capace nel migliore dei modi di adattarsi alle situazioni, ma il trampolino di lancio per la sua carriera è già stato imboccato e sta viaggiando sempre più rapidamente verso l’apice. Questo vuol dire ancor più pressione, aspettative e responsabilità nel vincere quell’anello che è l’unica misura di grandezza dei giocatori che hanno fatto la storia.
Sarà in grado di gestire al meglio questa sua meritata e costante ascesa per metterla al servizio di una squadra che non sarà Kyrie-centrica ma che lo potrebbe vedere addirittura come la terza opzione offensiva?
E’ tutto da decidere e sicuramente non si potrà emettere una sentenza nell’immediato futuro, ma, di sicuro, portando al tavolo delle pretese una medaglia d’oro e un titolo di MVP della finale rende più semplice il ragionamento.