Azzurri, zero calcoli: a Varese per battere l’Ungheria e volare in Cina

È la serata dell’Italbasket, a cui potrebbe anche bastare la sconfitta contro i magiari per staccare il biglietto Mondiale.
22.02.2019 13:12 di Ennio Terrasi Borghesan Twitter:    vedi letture
Azzurri, zero calcoli: a Varese per battere l’Ungheria e volare in Cina
© foto di Twitter Italbasket

La notte attesa da 13 anni, dai tre tiri liberi sbagliati da Gianluca Basile nell’ottavo di finale di Saitama contro quella Lituania battuta solo due anni prima in una magica notte ateniese. Un Mondiale che mai come prima vale doppio, essendo la principale porta d’accesso per il sogno Olimpico e frutto di un lavoro di qualificazione biennale, che pure ha mietuto alcune vittime, come la Slovenia campione in carica o che può mieterne altre come le pericolanti Russia, Serbia e Croazia.

È il giorno di Italia-Ungheria, la partita che per l’Italbasket di Meo Sacchetti vale il biglietto per il Mondiale 2019. Un match ball che gli azzurri hanno avuto in mano anche lo scorso 2 dicembre a Danzica, ma che stavolta è irripetibile, anche perché potrebbe bastare anche una sconfitta, a patto però di non subire il ribaltone del +6 maturato a Debrecen (in caso contrario servirebbero altri calcoli che coinvolgerebbero anche la Polonia). Ma l’imperativo categorico, per la squadra di Sacchetti, è solo uno: vincere.

Per farlo, il CT fresco di Coppa Italia vinta con Cremona ha scelto una squadra che rappresenta tanti protagonisti di questo cammino biennale: da chi ha debuttato in Nazionale proprio in questi due anni -Giampaolo Ricci, Diego Flaccadori e Jeff Brooks- a protagonisti di questa lunga cavalcata -su tutti i nomi di Amedeo Della Valle, Pietro Aradori e Luca Vitali, senza dimenticare figure sempre presenti come Paul Biligha, Awudu Abass e Ariel Filloy- o chi ha ritrovato i colori azzurri in questo biennio, come Dada Pascolo, Alessandro Gentile e Andrea Cinciarini. L’Ungheria sarà osso duro, anche perché a Varese si giocherà le sue -residuali- speranze di qualificazione ai Mondiali (tifando contemporaneamente per una vittoria croata sulla Polonia), ma come ha detto Sacchetti in settimana “è in queste partite che si vede chi ha qualcosa dentro”. La definizione calza a pennello: è una notte lunga 13 anni.