Cavs sul tetto del mondo con le mani di LeBron, Kyrie e il ballo di JR

Dal campo ai festeggiamenti, riviviamo l'incredibile vittoria dei Cavs in gara sette.
21.06.2016 07:47 di  Simone Mazzola  Twitter:    vedi letture
Cavs sul tetto del mondo con le mani di LeBron, Kyrie e il ballo di JR

Inutile nascondersi e chi non lo ammette, probabilmente, non è che ami il basket poi così tanto: su quella stoppata di LeBron James ad Andre Iguodala che ha sigillato il titolo, siamo saltati dalla sedia stupendoci ed esaltandoci per una giocata che ha sublimato una stagione.
Impossibile rimanere indifferenti a una giocata simile, per la sua qualità fisico-atletica, ma anche per il mix tra bellezza e senso del dramma in cui è stata prodotta.
LeBron James, così, ha sigillato il titolo dei suoi Cavs, dopo che Irving aveva fatto quella magia da tre punti, semplicemente dimostrando che il talento del singolo giocatore serve a decidere le partite, solo nel momento in cui un lavoro di squadra e la voglia, portano la stessa ad essere decisa nel finale.

La vittoria dei Cavs è figlia sì di quelle due giocate che rimarranno imresse indelebilmente nelle nostre menti per tutta l’estate e non solo, ma sono state possibili grazie a una prova di squadra davvero encomiabile, con l’apporto di tutti, anche di quel JR Smith sbertucciato dal figlio in una divertente intervista durante le Finals: “Sono contento che papà sia qui -ha detto il piccolo- e che non sia ancora stato cacciato dalla squadra”. Ed è stato proprio lui poi nel post partita in lacrime ad essere il più felice: “Ringrazio i miei genitori perché sono stati la miglior fonte d’ispirazione per me. A loro devo tutto”. E queste parole hanno mostrato un nuovo lato sensibile di JR, che poi è stato prontamente sostituito dal “suo” lato prominente ovvero quello di leader dei festeggiamenti a Las vegas in un turbinio di alcool ed esaltazione.
I campo, però, è stato finalmente presente quando contava e in apertura di secondo tempo la rimonta che ha riportato i Cavs a contatto è stata sostanzialmente sua, così come i rimbalzi di Thompson sono stati importanti, l’apporto sui due lati del campo di un sontuoso Richard Jefferson che in preda alle lacrime di gioia ha annunciato il ritiro, oppure qualche rimbalzo importante di un Love comunque sottotono.
Sono tutti piccoli tasselli che hanno permesso all’MVP degli umani Kyrie Irving di segnare la tripla del titolo, e all’MVP dei non umani d’inchiodare al tabellone il suo nome di fianco al Mount Rushmore della lega.
Dopo la vittoria, LeBron ha voluto anche togliersi un piccolo sassolino dalla scarpa, facendolo in modo molto classy sfruttando Instagram e dicendo sostanzialmente che in tanti non avevano creduto in lui, lo avevano pensato finito e con gli anni migliori alle spalle, senza poter essere più un leader di una squadra da titolo. I tanti che gli hanno dato contro nella scelta di tornare a Cleveland e alcuni giornalisti che lo hanno contestato diventando propellente per la sua voglia di ritornare sul tetto del mondo e smentire le tante voci su di lui.
Lo “Strive to greatness” and il “put respect on my name” sono gli hashtag che chiudono un post misto tra festeggiamenti e redenzione.

La gara sette tra Warriors e Cavs è stata televisivamente un successo planetario, perché è andata vicina dall’essere una delle partite più viste della storia, insidiando la famosa gara 6 del 1998 di Jordan, per quanto riguarda share e ascolti. Come in quel caso, qualcosa di grande è successo, ma ce ne renderemo conto per davvero, forse, tra qualche tempo.