Cleveland Cavaliers: cosa va e cosa non va in queste Conference Finals

Approfittiamo del break di due giorni per il cambio di campo per analizzare lo stato delle quattro semifinaliste NBA.
19.05.2018 15:16 di Paolo Terrasi Twitter:    vedi letture
Cleveland Cavaliers: cosa va e cosa non va in queste Conference Finals

I vice-campioni in carica dei Cleveland Cavaliers sono in una situazione complicata: una sconfitta in Gara 3 significherebbe una pressoché irreversibile ipoteca sulla fine della loro stagione. Ma come sono arrivati in questa situazione? 

Cosa va: Lebron James. Gli aggettivi per il nativo di Akron sono terminati da un pezzo, e tralasciando la battuta d'arresto in Gara 1, sta giocando dei playoff semplicemente inumani (5 partite sopra i 40 punti, spesso condite da triple doppie), alla sua quindicesima stagione, dopo aver giocato per la prima volta in carriera 82 partite consecutive in regular season forse ai migliori livelli della sua carriera. In Gara 2, specie nel primo quarto, ha messo in mostra un clinic sulla perfezione, risultando impossibile da marcare dal 99% dei Celtics (e della lega). Ma per quanto divino, in NBA si gioca in 5vs5...

Cosa non va: pressoché tutto il resto. JR Smith e George Hill letteralmente non pervenuti in questa serie, Kevin Love e Kyle Korver presenti solo a sprazzi, e senza neanche arrivare a menzionare Clarkson ed Hood. Se la difesa si è quantomeno aggiustata in Gara 2 rispetto a Gara 1 (anche se fare peggio era francamente impossibile), il contributo offensivo dei compagni del Re è stato semplicemente impalpabile. I Cavs ne sono consapevoli, Smith in testa, che Lebron non può fare tutto da solo. A Cleveland serviranno due super partite alla Quicken Loans per provare un altro viaggio in finale, ed al momento i presupposti per averla non ci sono.