La speranza di San Antonio cova nella mente di Popovich

Dopo la pesante sconfitta in gara 2 la serie si sposta in Texas: cosa può cambiare?
17.05.2017 20:30 di  Domenico Landolfo   vedi letture
La speranza di San Antonio cova nella mente di Popovich

Prendiamo gara due e dimentichiamo per un attimo che siamo in una finale di conference, tra l'altro al secondo atto della sfida. Quella di stanotte, più che una prova di forza è apparso come un massacro da parte di una squadra in fiducia come Golden State che ha avuto la meglio, in larghissima misura, contro una versione dei San Antonio Spurs degna di uno dei peggiori lati b degli lp in vinile. Non che contro i Warriors che tirano con 18/37 dal campo potesse esserci speranza per qualsiasi squadra, perché con un Curry immarcabile e in trance agonistica, che di fronte non ha un avversario diretto che possa limitarlo, è dura per chiunque.

Eppure si pensava che coach Popovich avrebbe preparato la sfida sul piano difensivo proprio per porre un freno all'assenza di Kawhi Leonard, che forse potrebbe sperare di tornare sul parquet per gara 3, invece non solo i gialloblu della baia designati, bensì anche quelli un po' off radar a fare la differenza, con McCaw, Clark, McAdoo e Livingston. Tutti in casa Golden State vanno a bersaglio, complice la gara oramai stravinta, ma quello che ha colpito è la mancanza di reazione di San Antonio, che di solito usa il suo gruppo per far fronte alle necessità di momenti difficili. Stavolta neanche quello è servito a dare la scossa con coach Popovich con una gara dei suoi in cui a parte Simmons nessuno ha dato davvero quella marcia in più.

Cosa rimane da questa sfida da poter mettere in cascina in vista di gara 3? Di sicuro il minutaggio basso accumulato dai giocatori più importanti, con Aldridge che di fatto ha avuto una sera in cui da leader designato è stato di fatto spettatore non pagante. La crescita già segnalata di Simmons può essere un fattore in vista del futuro della serie, in cui il fattore "fisico" può incidere in maniera rilevante, specie se si dovessero ripresentare i presupposti del secondo di tempo di gara 1, da giocarsi stavolta all'AT&T center. Berzins è stato un fattore, Forbs ha esordito, rotazione quasi da platoon system per il "solito" Popovich: aveva alzato la temperatura dell'ambiente con le accuse poco velate a Pachulia, ha visto i suoi uscire letargici dalla locker room e quando Doris Burke, bordocampista per la tv americana, si è avvicinata chiedendo quale fosse la sua lettura su quel primo quarto sciagurato, è arrivata la solita laconica risposta: "non facciamo canestro". Un poetico "e più non dico" non sarebbe stato pleonastico a tal proposito, ma la reazione della giornalista è stata esilarante, perché laddove qualche collega avrebbe continuato con le domande, recando indietro solo silenzio o monosillabi, la Burke volta le spalle a Pop e chiude il collegamento dando la linea ai colleghi al tavolo della telecronaca. San Antonio esce col morale sotto i tacchi e la consapevolezza che se già la serie era difficile, ora vincere in casa lo sarà ancor di più.

C'è però una speranza, che cova sotto la cenere proprio nel luogo giusto, ovvero quello teatro della strenue resistenza di Alamo. Indipendentemente dal ritorno della stella, che se dovesse stringere i denti darebbe una gran spinta anche ai compagni, San Antonio non sfrutta solo il talento dei suoi singoli, bensì il cementarsi di un gruppo che, un po' come una falange macedone, ha ognuno il proprio compito, al fianco di ogni compagno di battaglia. È questa la motivazione per cui, al di là dell'aver dichiarato persa la sfida, gli Spurs hanno svuotato la panchina. Non si sa ancora dove, né può essere individuato il chi, ma in mezzo a quelli che oggi hanno fatto parte del secondo quintetto c'è quel qualcuno o quel qualcosa che potrebbe permettere, sul lungo periodo di questa serie, di poter spostare l'ago della bilancia. A patto ovviamente che la falange sia compatta nell'affondo quanto nella protezione di se stessa o in questo caso del canestro, perché giocare a rincorrere le percentuali dei Warriors potrebbe essere un pericoloso rischio per i neroargento.