NBA Finals: Cavs mai domi, ma Warriors campioni. Durant MVP

Golden State chiude la serie 4-1 e diventa campione NBA. E' il secondo titolo in tre anni. Per Durant e' titolo MVP
13.06.2017 06:13 di Sergio Cerbone Twitter:    vedi letture
NBA Finals: Cavs mai domi, ma Warriors campioni. Durant MVP
© foto di Twitter Warriors

Oakland – con i prezzi dei biglietti sempre piu’ cari, arrivando a sfiorare i 750 dollari per un posto in “piccionaia”, i Cavs si presentano alla Oracle Arena con l’intenzione di riportare la serie a Cleveland. Ci vuole pero’ un’altra partita perfetta per The King e compagni, dall’altra parte Golden State non vuole piu’ ripetere l’amara esperienza dell’anno scorso: tornare a respitare il clima ostile di Cleveland sarebbe pericoloso, meglio chiuderla e dare inizio alla festa nella Bay Area.

Primo quarto gagliardo di Cleveland che non ne vuole sapere di alzare bandiera bianca. Guidati dai canestri dei soliti James e Irving (12 punti a testa) i Cavs lo chiudono in vantaggio 39-33 giocando si’ con le spalle al muro ma senza paura.

Secondo quarto – Warriors spinti da Durant e Curry toccano il +15 ed e’ li’ che Cleveland comincia a mostrare piccolo segni di nervosismo, a 3.08 sul cronometro, la partita si scalda con D.West e Irving che si allacciano dopo un rimbalzo. Fioccano tecnici: West e a JR Smith e T. Thompson che non resistono dal partecipare alla bagarre. Il quarto si chiude con una bomba da 9 metri di JR Smith che tiene in corsa i Cavs portandoli al -11 all’intervallo (71-60). Curry e Durant le chiavi per i Warriors: 41 punti, 14/25 in coppia.

Terzo quarto – che tenacia quella messa in campo da Cleveland. Lebron e’ una spina nel fianco nella difesa Warriors e il supporting cast risponde presente. Cavs anche a -4 al minuto 3.14. Botta e risposta con JR Smith e Durant protagonisti Warriors che sono sopra di 5 (98-93).

Quarto – negli ultimi 12 minuti, i padroni di casa allungano arrivando a un vantaggio di dieci lunghezze. Iguodala dalla panchina contribuisce con i suoi 20 punti e i soliti Curry e Durant gestiscono i palloni chiave infilando i canestri decisivi che mantegono Cleveland a distanza di sicurezza.

ONORE A LEBRON JAMES - Onore a tutti i Cavs mai domi in questa serie, ma di fronte avevano un’avversaria obiettivamente piu’ forte con una “potenza di fuoco”, cosi’ definita dallo stesso Lebron James, che non ha eguali al momento nell’NBA. Giu’ il cappello per The King che ha davvero giocato al massimo livello, forse la sua migliore finale della sua carriera (8 finali totali).

WARRIORS CON MERITO - Golden State ha legittimato la vittoria, dominando la regular season e gli interi playoff, perdendo solo una volta in tutta la post season (gara 4 a Cleveland). L’aggiunta di Kevin Durant ha reso i Warriors ancora piu’ forti rispetto al 2016. Curry ha giocato in maniera superlativa, senza piu’ gli alti e bassi che ne avevano caratterizzato la passata post season (complice anche l’infortunio alla caviglia). E per finire un applauso a Klay Thompson, che senza piu’ essere il secondo violino di questa squadra, il numero 11 ha comunque trovato le motivazioni giuste per essere un top player, senza piu’ dovere per forza segnare 30 punti (li ha comunque messi a segno anche in queste finali), e’ emerso come il miglior difensore dei Warriors. Un pensiero per ciach Steve Kerr che ha magistralmente gestito la squadra pur essendo fuori per tutti i playoff e parte delle Finals per i noti problemi alla schiena. Per Bob Myers, DG dei Warriors lo attende un’estate con qualche contratto pesante da risolvere con Iguodala e Livingston in scadenza e Durant da rifirmare al massimo salariale. Ma con un altro titolo vinto, le cose saranno piu’ facili da risolvere per la dirigenza. Questi Warriors con il nucleo ancora nel suo “prime time” ha davanti un futuro ancora roseo. Il resto della lega e’ avvisato.

Tabellino – Golden State 129 – Cleveland 120

Cleveland: James 41, JR Smith 26, Irving 25

Golden State: Durant 39, Curry 34, Iguodala 20

VIP PRESENTI: P. Diddy, Snoop Dog, Chris Rock, James Goldstein (immancabile), Thierry Henry e il “nostro” Alessandro Del Piero