NBA Finals: la rivoluzione di Kerr e i Warriors dominano, è 2-2 nella serie

La prima partita dei Warriors ai loro ritmi e arriva una convincente vittoria che pareggia la serie.
12.06.2015 07:43 di  Simone Mazzola  Twitter:    vedi letture
NBA Finals: la rivoluzione di Kerr e i Warriors dominano, è 2-2 nella serie
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Tutti aspettavano Kerr e i Warriors ed ecco la risposta: vittoria d’autorità per 103-82 e pareggio nella serie.
E’ indubbiamente la partita più solida e continua dei Dubs in questa serie e nonostante uno 0-7 che faceva preoccupare in apertura, tutte le scelte di Kerr si sono rivelate perfette. Avevamo pronosticato cambiamenti e così è stato con la presenza di Andrè Iguodala in quintetto, Bogut in panchina e una qualità difensiva e offensiva per i Warriors molto migliore, frutto di mobilità, di fatica a rimbalzo contro Mozgov e Thompson, ma con il plus di alzare il ritmo, sfinire gli avversari e giocare per la prima volta nella serie la propria pallacanestro.


Alla palla a due sembra che i Warriors soffrano di complesso d’inferiorità, infatti i Cavs aprono con un 7-0 perentorio, ma con la sua tranquillità Kerr schiaccia il tasto “no panic” e reindirizza subito il match. Barnes mette qualche tiro in più dall’angolo nel deserto della difesa, Green fa uscire molto meglio la palla dalle sue mani dopo i raddoppi su Steph e Iguodala punisce come una sentenza di cassazione. Thompson e Mozgov banchettano a rimbalzo creando non poche difficoltà, ma è un rischio che Kerr è disposto a correre cercando anche qualche blitz di raddoppi su LeBron che fatica a mettersi in ritmo. Curry rimane nell’ombra e favorisce le soluzioni di Iguodala e di un Lee che entra presto nel match e si conferma un’ottima arma tattica sia per finire vicino al ferro che per ricevere gli scarichi. Bogut fa il suo ingresso in campo nel secondo quarto e commette tre falli in due minuti, di cui uno che manda per terra James provocandogli due tagli in testa. Sarà la sua unica apparizione in campo, ma i Warriors non hanno bisogno di lui e si va al riposo sul +12.

Dopo la pausa il solito Dellavedova suona la carica con due triple che dimezzano lo svantaggio, ma anche Steph Curry dall’altra parte si mette in partita venendo maggiormente isolato rispetto alle partite precedenti, tralasciando i tanti difficoltosi pick and roll. Un paio di sue giocate al fulmicotone in penetrazione respingono il tentativo di rimonta, mentre dall’altra parte s’iscrive a prima opzione offensiva Timo Mozgov che ne mette 28 alla sirena.
James nonostante qualche ottima giocata e le attenzioni che catalizza, è meno efficace del solito e non può cercare aiuto in un JR Smith pasticcione e poco in ritmo.
L’inizio del quarto periodo con LeBron in panchina è un’autentica avventura per i Cavs che passano tre attacchi riuscendo a malapena a tirare, così Curry infila uno dei suoi soliti step back da tre punti per aprire la forbice. Il linguaggio del corpo di LeBron manifesta presto la resa perché capisce che una partita a questi ritmi non può neanche essere recuperata dai suoi e quindi fa da assistman per Mozgov che imperversa vicino a canestro quando i buoi sono ampiamente scappati. Golden State torna a casa sul 2-2 com’era pronosticabile, ma non sicuro dopo gara 3. Questa è la vittoria di Steve Kerr, del suo coraggio e delle sue scelte tattiche (mascherate con una bugia del giorno prima), che ricordano molto quelle con cui Carlisle vinse il titolo nel 2011 con i Mavericks.