Nba Finals: una gara 4 che riaccendere le speranze dei Cavs

Numeri da capogiro, record e una vittoria schiacciante: può essere la svolta per Lebron e compagni?
10.06.2017 20:45 di  Domenico Landolfo   vedi letture
Nba Finals: una gara 4 che riaccendere le speranze dei Cavs

Gara 4 è stata tutto ed il contrario di tutto. Cleveland ha battuto dei record, che salvo cataclismi potrebbero passare alla storia per molto tempo, tra punti per quarto, punti per un intero tempo e triple mandate a segno, Lebron che ha superato Magic per triple doppie in post season e chiunque altro per liberi mandati a bersaglio, ma ancor di più, i Cavs sono stati col naso avanti per tutta la gara. E quando Golden State all’intervallo, con quasi 70 punti segnati, inseguiva di 18 lunghezze, molti degli appassionati da questa parte dell’oceano avranno pensato a qualche delirio onirico.

Detto questo, Irving + James + Love va oltre quota 90, una macchina da punti impazzita, col buon “Uncle Drew” che manda al bar Curry o chiunque provi a fermarlo, Lebron che giganteggia sul campo, mostrando la sua forza, il suo essere fuori dal comune, e che quando “imita” Tracy McGrady con quell’alley op al tabellone per se stesso mette più di qualche puntino sul foglio, Love fa il resto, un violino di accompagnamento che risulta determinante. Cleveland, oltre al magico trio, ha anche bisogno di altro, e nella gara di stanotte ciò ha fatto la differenza. Non si sarà fatto notare come in passato, ma la verve di Tristan Thompson in vernice, in avvio, è stata quella che ha scavato il primo solco, che poi alla fine si è rivelato decisivo.

Korver, ma ancor di più Jefferson, sono stati bravi ad uscire dalla panchina carichi, mettendo triple e canestri importanti e sbattendosi in difesa. Vedere Danthay Jones nel primo tempo che addirittura si becca un tecnico è il sintomo che Lue ha mescolato le carte, e se poi anche Deron Williams, spettatore pagato finora, si sveglia con punti dalla lunga, le cose possono cambiare. Sì, perché poi il resto lo fa J R Smith, con triple dal parcheggio e giocate di intensità e se fosse diventato Nostradamus nel predire le 7 gare e la vittoria dei suoi riceverebbe una statua, rigorosamente senza canotta, fuori alla Quicken Loans Arena.

Torniamo al tecnico: Lebron ha dosato le energie, sfruttando anche la verve di Irving, ma ha dimostrato che quando vuole fa saltare il banco. Se Irving tira con queste percentuali non si può non ritenere la serie ancora aperta, ma ancor di più, è stata la difesa dei Cavs che ha spezzato a dovere l’inerzia dell’attacco di Golden State, che alla fine si è ritrovato col solo Kevin Durant a tirare la carretta. E da soli, King James può testimoniarlo, difficilmente si fa strada. Può essere stata tracciata la rotta che ci porti ad un ribaltamento delle sorti del titolo? Presto per dirlo, però qualcosa nella sicurezza di Golden State, che comunque potrebbe chiuderla alla prossima, sia chiaro, sembra essere stato mosso.

Si capisce non tanto dalla serata di “riposo” o normale amministrazione di Steph Curry e Klay Thompson, quanto invece dal fatto che si ritorni a parlare di un Zaza Pachulia specialista nelle caviglie girate e poi ancor più “intimo” nel colpire con un pugno al basso ventre Shumpert. Lo si vede inoltre dal nervosismo, che se per un trash talker come Draymond Green – la sua non espulsione giustificata dagli arbitri a fine gara è l’esempio che un sistema che funziona sa ammettere e spiegare gli errori ben più di qualsiasi moviola – è cosa abbastanza normale, un po’ meno si vede da parte di Durant, che va a discutere con Lebron, con cui sembrava esserci del rispetto profondo. Se poi a far da paciere è il citato Zaza Pachulia, allora qualcosa non quadra. Kerr di certo in queste 48 ore proverà a tornare a casa con la tranquillità di chi può sì aver avuto un passaggio a vuoto, ma ha sempre tre match point in mano e due in casa.

La speranza di Cleveland è che le buone indicazioni di gara 3 che sono esplose nei numeri eccellenti di gara 4 possano essere davvero un crescendo per una gara 5 che assume i contorni di una sfida epica. Riuscissero a violare la Oracle Arena, provando a difendere il campo nell’Ohio – e Lebron ci perdoni se parliamo di ovvio – l’inerzia di una serie già scritta sarebbe capovolto e allora anche il meno ottimista dei Cavs potrebbe iniziare a crederci, che quella gara 7, che doveva essere scongiurata da uno sweep, possa diventare realtà.