Towns tra l’Italia, Doncic e il futuro: “Ora mi riposo, voglio il titolo”

L’All Star dei Minnesota Timberwolves si è concesso alla stampa durante la sua settimana italiana.
01.07.2018 17:05 di Ennio Terrasi Borghesan Twitter:    vedi letture
Towns tra l’Italia, Doncic e il futuro: “Ora mi riposo, voglio il titolo”

Non era mai stato in Italia prima di una decina di giorni fa, Karl-Anthony Towns.

Prima le vacanze tra Costiera Amalfitana e Roma, poi la partecipazione al corso “Branding in the Global Economy” organizzato da SDA Bocconi e dalla NBPA e infine le ospitate a NBA Crossover, l’esposizione in zona Tortona a Milano organizzata per celebrare il rapporto tra NBA e cultura popolare: queste esperienze restituiscono un lungo dei Timberwolves totalmente innamorato del Bel Paese: “Non ero mai stato in Italia prima e passando tanti giorni qui, tra la Costiera Amalfitana, Roma e Milano ho avuto modo di vedere tanti posti diversi” - dice Towns - “E sono posti bellissimi: al Colosseo mi sono sentito piccolissimo, e un Gladiatore, mi piace molto fare da turista e sicuramente tornerò qui in vacanza”.

La prima scelta del Draft 2015 è chiaro su quali siano le sue priorità una volta chiusa una stagione NBA: “Non sono come quei giocatori che lavorano continuamente in offseason” - afferma - “quando termina una stagione mi riposo e mi rigenero. Vado in vacanza con la mia famiglia, porto i miei nipoti a scuola, mi godo la vita così da essere totalmente rigenerato quando è il momento di tornare al lavoro, ed essere in grado di dare il meglio di me”.

Per Towns la decina di giorni trascorsi nel nostro paese ha rappresentato anche l’opportunità di essere un 'testimonial' dell’NBA: “C’è tantissima passione per il basket qui, e un evento come NBA Crossover mostra i fan la bellezza e la potenza di un gioco che si unisce perfettamente all’arte, alla musica o alla tecnologia. Rappresentare l’NBA è un onore e fonte di motivazione ogni giorno. Vedere bambini che mi riconoscono anche in un paese dove non ero mai stato prima è incredibile: quando cresci nessuno ti conosce da una strada all’altra, oggi ti conoscono da un oceano all’altro. Tanti ragazzi sono felici di vedermi ma io sono più felice di loro: è un segno di aver fatto e di fare qualcosa di bello, mi riempie il cuore potere rendere indietro qualcosa”.

Qualche parola anche sulla fine del rapporto tra i Minnesota Timberwolves e Vince LaGarza, il trainer che ha seguito Towns nelle sue prime tre stagioni NBA: “È il yin del mio yang” - dice - “A Minnesota era il mio migliore amico e non so dove sarei oggi senza di lui. Potete immaginare come mi sono sentito quando ho saputo della notizia, non riesco a pensare alla prossima stagione senza di lui: ci sentiamo comunque ogni giorno, anche per sapere come sta”. Nei primi tre anni nella Lega “KAT” ha avuto modo di condividere lo spogliatoio con personaggi iconici come il compianto Flip Saunders o Kevin Garnett: “Il loro esempio mi ha insegnato a essere un professionista e a dare il meglio per avere successo. È stata una benedizione poter crescere come giocatore e come uomo con persone come loro, sono grato per il tempo, anche poco, trascorso con una persona eccezionale come Flip o con giocatori come KG o Tayshaun Prince e Mike Miller”.

Da ‘international’, Towns non lesina complimenti nei confronti del basket europeo, mostrando anche curiosità sulla possibilità eventuale di giocare nel nostro paese: “Ho visto tanto basket europeo ultimamente e sono stato fortunato a giocare sin qui con tanti giocatori stranieri. Un talento come Luka Doncic mi ha impressionato molto e sono curioso di vedere cosa farà da noi e in generale come il basket, anche in Europa, si evolverà in futuro. Se un giorno il basket dovesse portarmi in un posto come Milano? Chissà, potrebbe essere interessante”.

L’obiettivo adesso è però sulla NBA, e il ‘goal’ numero uno di Towns è sicuramente il titolo: “Per la prossima stagione l’obiettivo è quello di fare strada il più possibile nei playoff così da guadagnarci la possibilità di competere per il titolo. Non mi interessano i record individuali, anche perché un giorno verrà sicuramente una generazione migliore di noi che batterà le nostre statistiche, ma un titolo è per sempre: nel mio futuro voglio vedermi nella posizione migliore per potere vincere uno o più titoli, nulla conta di più per me”.