Warriors riscrivono la storia. Incredibile Dallas, super Hood

La sfida della notte tra Philadelphia e Golden State si candida ad essere una delle partite più belle della stagione NBA. La vittoria dei Warriors, capaci di rimontare i Sixers dopo un primo quarto da 47 punti subiti e un primo tempo chiuso a -22, ha rappresentato il primo caso in cui una squadra in trasferta ha vinto un quarto di almeno 32 punti dal lontano 1972 (casualmente furono gli stessi Warriors, contro i Buffalo Braves). È la prima volta dal 1988, invece, che Golden State ha rimontato con successo un deficit di almeno 20 punti all’intervallo. Per i Sixers una beffa atroce, lenita dal fatto che la partita di stanotte è la prima, per la franchigia, dall’aprile 1997 che ha visto 4 giocatori di Philadelphia chiudere i 48’ con almeno 20 punti segnati.

Clamorosa la vittoria di Dallas, che ha annientato i Milwaukee Bucks rifilando loro ben 32 punti. I Mavericks, che arrivavano alla partita con un record di 2-14, sono diventati la seconda squadra NBA con un record inferiore al 20% di vittorie a battere una squadra con un record vincente con almeno 30 punti di scarto (i primi furono i Nets, contro i Sixers, nel 1986).

Vittoria roboante anche per i Utah Jazz, che hanno vinto sul campo degli Orlando Magic per 125-85. Il +40 è il margine di vittoria più largo di sempre per una squadra con record negativo, in trasferta, contro una squadra dal record positivo: battuto il record di Phoenix nel 1996 e Charlotte nel 2000. Nei 48’ giocati in Florida, spicca su tutti la prestazione di Rodney Hood, autore di 31 punti e ben 19 punti consecutivi tra terzo e quarto periodo: la striscia più lunga per un giocatore NBA in questa stagione e la più lunga in maglia Jazz sin dai tempi di Karl Malone (1998).

Striscia di vittorie bene augurante per i Houston Rockets, che con il +22 a Memphis hanno colto la quinta vittoria consecutiva in trasferta con almeno 15 punti di margine. I tre precedenti simili nella storia NBA (Knicks 69-70, Pistons 03-04, Heat 11-12) appartengono tutti, infatti, a squadre che a fine anno hanno conquistato il titolo NBA.