Avellino con le triple, Venezia con l'energia: ora tutti in Irpinia

Ecco cosa ci hanno detto i due primi episodi di una serie che si preannuncia lunga e combattuta
29.05.2017 16:28 di Domenico Landolfo   vedi letture
Avellino con le triple, Venezia con l'energia: ora tutti in Irpinia
© foto di Twitter Venezia

Due gare, diverse per contenuti e per quanto messo sul parquet. Da un lato, specie in gara 1, una Avellino che ha spinto sull’acceleratore, ha dominato con gli esterni e aprendo il campo ha sempre trovato la giusta scelta da adottare alla partita, opposta alla concretezza di Venezia, spregiudicata in aggressività a rimbalzo, che ha scavato un solco importante per riportarsi in parità nella serie.

Una serie di momenti
Nell’arco delle due partite è difficile individuare un singolo momento in cui l’inerzia e il ritmo non siano sembrati sul punto di cambiare. Avellino aveva dalla sua un Ragland e ancora di più un Randolph capace di tirare qualsiasi posizione, anche quando bisognava togliere più di qualche castagna dal fuoco, eppure Venezia in gara 1 non era mai rimasta scollata dalla gara, penalizzata forse in maniera eccessiva anche dalla scelta di un Hagins poco incisivo, con un gap scavato quando Fesenko è stato padrone in vernice nel quarto periodo infatti. Viceversa, quando sono state le fucilate di Haynes, Bramos e Filloy in gara 2 a regalare le venti lunghezze di vantaggio alla Reyer, nessuno si sarebbe aspettato che la Sidigas potesse provare, per ben due volte a rientrare. Prima con Thomas nel terzo periodo, poi con un eroico Marques Green nel quarto, quando forse si pensava solo al garbage time. L’equilibrio tanto atteso alla vigilia va contestualizzato alle piccole mini sezioni di gara, dove un qualsiasi dettaglio, anche un canestro forzato, possono davvero fare la differenza. Haynes-Ragland e Bramos/McGee-Logan/Green alla ricerca di continuità e gioco

Confronti sugli esterni
Squadre lunghe da questo punto di vista e sensazioni divergenti dopo le prime due gare. Haynes è stato tanto decisivo quanto impalpabile in gara 1, all’opposto per Ragland, che ha deciso la sfida vinta dagli ospiti con più autorità della Cassazione. Supporting cast interessato spettatore non pagante invece per ciò che concerne la posizione di numero 2. Detto che De Raffaele è stato bravo a mescolare le carte, ma ancora non ha trovato una soluzione valida, inserendo nel suo lotto di guardie all’occorrenza anche Tonut, né Bramos né McGee hanno saputo trovare continuità in fase realizzativa. Il greco ha bisogno di essere innescato, l’ex Cremona ha colpito finora quasi solo in campo aperto: è poco rispetto a quanto ci si aspetta da loro. Logan è il lontano parente, sul fronte opposto, della stella che ha illuminato lo scudetto di Sassari. Non inganni lo score di gara 2, che comunque recita pessime percentuali al tiro. Seppur la condizione non è al top, il forzare a ripetizione non aiuta a dargli fiducia. Non a caso Sacripanti ha giocato tanto col doppio play, affiancando a Ragland un Green sempre decisivo, sia nel quarto periodo di gara uno, dove ha inciso senza realizzare, sia per ciò che ha fatto nel secondo atto della serie, dove è stato il migliore dei suoi.

La ricerca di un pivot dominante
Batista contro Fesenko. È forse qui la vera chiave di volta della serie, un confronto fra pesi massimi al centro del quadrato, o se preferite dell’area colorata, in cui si può svoltare. La ricerca spasmodica del post basso è la costante delle due squadre, che hanno cercato anche di mandare le proprie ali in quella posizione provando a sfruttare i cambi sistematici. Avellino ha sicuramente un pacchetto interni di maggior profondità, nonché un Zerini che è stato capace di essere un fattore, finanche più di Leunen, che comunque, cosa da non sottovalutare, ha risparmiato energie in vista dei prossimi atti della serie. De Raffaele che, se vuole Stone sul parquet, scelta discutibile, deve rinunciare a uno dei suoi lunghi, nella fattispecie Ortner o Hagins, si trova col solo Ress che se sposta dal pick and pop, non può fare a sportellate con un Fesenko o un Cusin. È questo ciò che differenzia e caratterizza la serie. Se Venezia come in gara due con l’atletismo di Ejim e di Peric sarà in grado di vincere il contest sotto i tabelloni, allora potrà provare a rendere le cose difficili alla Sidigas, in caso contrario, a parità sugli esterni, i ragazzi di Sacripanti hanno qualcosa in più da offrire alla causa. Diventa quindi fondamentale avere un Batista bravo non solo in fase realizzativa, ma anche in difesa, dove De Raffaele spera che l’uruguagio non sprechi troppi falli in maniera sciagurata, magari provando, se il caso lo richiedesse, a sfidare il solo Fesenko contro i suoi demoni dalla linea della carità.

In conclusione
Avellino col vantaggio del fattore campo ha un grande abbrivio: se riuscirà a gestire bene il ritmo, sospinta dal suo pubblico, i suoi esterni potrebbero accendersi e lanciare la gara su quei binari forsennati che tanto piacciono ai bianco verdi. La Reyer dovrà puntare a mettere il granello di sabbia nell’ingranaggio provando a spezzare il gioco, a innescare i suoi con la pallacanestro di blocchi e momenti di grande agonismo che tanto hanno fruttato nella vittoria recente e ancor di più nel precedente 4-0 tra campionato e Champions.