Il volo di Trento, le sue storie e le sue prossime ambizioni

Non si spegne con la finale persa il sogno di Trento, una squadra che ha lavorato tanto per essere qui e che non vorrà tornare a casa a mani vuote
21.06.2017 14:40 di  Domenico Landolfo   vedi letture
Trento ed il secondo posto
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Trento ed il secondo posto
© foto di Alessia Doniselli

Un sogno che si spegne solo alla finale, non nell’ultima gara ma quasi, è uno di quei treni che passano una volta nella vita: Trento è arrivata allo sprint finale contro Venezia con rotazioni ridotte ai minimi termini, in una stagione sfortunata che però nulla potrà far passare in secondo piano quanto accaduto. La squadra di Buscaglia esce sconfitta contro una Reyer in cui militano Walter de Raffaele e Stefano Tonut, il primo diretto protagonista, il secondo figlio di uno di quegli atleti della Livorno e dello scudetto contestato contro Milano, per cui, anche se difficilmente si crede alle seconde possibilità, sembra che la sorte sappia metterci lo zampino.

Trento ha portato quasi a complimento un ciclo di successi che l’hanno vista partire qualche anno fa dalla B2 e l’hanno portata fino ad un passo dal tricolore con un progetto di cui Maurizio Buscaglia è stato il demiurgo, plasmando con pazienza e sagacia tattica, costruendo talenti e sapendo rendere un gruppo piccolo capace di imprese enormi, battendo i budget molto elevati di Sassari prima e Milano poi. Forse è vero che la serie è girata con quel problema di Sutton, che lo ha tenuto fuori nelle gare chiave, accorciando una rotazione già ridotta ai minimi termini. Forse la tripla di Bramos ha fatto il resto.

La certezza è che questa squadra, in qualsiasi altro contesto o circostanza, non sarebbe mai arrivata lì, con gli infortuni di Marble, Baldi Rossi, di Shields appena arrivato, ma ha saputo fare di necessità virtù, gara dopo gara, puntando su ciò che era rimasto. Hogue ha dovuto convivere con i suoi problemi di falli, Gomes e Sutton hanno preso le chiavi in mano dell’attacco, Shields si è scoperto un realizzatore e Craft ha fatto il resto. La crescita di Flaccadori ed il contributo, sempre tenuto in secondo piano, di Lechtaler han prodotto sempre e comunque, ma quello che è stato il cuore del gruppo, pulsante, è stato Toto Forray.

Lo criticavano in B2 e B1, dicevano che non era da A2 e sarebbe dovuto essere solo il gregario di pochi minuti in massima serie, invece è la testimonianza di quel processo che ha fatto la differenza nella crescita di Trento, sempre essendo l’ultimo a mollare in difesa, sul buttarsi su ogni pallone e sul crederci. Non è un caso che si è paventato anche il suo nome per la nazionale di Messina per i prossimi europei, ed al di là della noiosa questione passaporti, sarebbe davvero una cosa importante per la squadra azzurra, al di là del limite tecnico.

Buscaglia ha dimostrato di essere il più competente allenatore al momento in serie A, in quelli che fanno fare alle proprie squadre quello scatto di qualità che li porta oltre i propri limiti. Di certo l’abbraccio di De Raffaele a fine gara, nella ricerca di qualcuno con cui complimentarsi, non è un caso, ma la testimonianza di uno che ha preparato ogni singolo atleta per ogni singola azione della gara e a lui sono mancate solo un pizzico di fortuna e quel limite di esperienza che alla fine fanno la differenza nelle finali. A colpire in particolar modo sono state alcune sue dichiarazioni, la prima nella mancata ricerca di alibi quando infortuni, caldo e situazioni avrebbero potuto fare la differenza e rappresentare davvero motivo di polemica. La seconda, è la constatazione che Venezia aveva come 12^ uomo uno come Ress, veterano di mille battaglia, mentre i suoi erano a volte in sei/sette, con due under e un infortunato al seguito a non aver minuti.

Per Trento può e deve essere l’inizio, anche se sarà difficile confermarsi a questo livello. La coppa europea può aiutare in questa citata crescita, ma servirà fare il passo giusto, avere qualche conferma e puntellare il roster con qualche addizione che dia a Buscaglia nuovo materiale su cui lavorare e raggiungere nuovi traguardi.