Playoff 2017: il gran segreto di Venezia, la coesione e l'energia

Le chiavi del successo in semifinale contro Avellino
07.06.2017 16:17 di Domenico Landolfo   vedi letture
Ariel Filloy
Ariel Filloy
© foto di Twitter Venezia

Ha vinto una serie che era iniziata con i peggiori auspici, è venuta a capo delle situazioni derivanti dall'avere di fronte due talenti tanto eclettici quanto dominanti nel nostro campionato come Logan e Ragland, ha confermato quanto di buono fatto vedere in Champions: Venezia raggiunge una finale scudetto, non la prima, giacché anche se sono in pochi a saperlo, negli anni 40 la Reyer ha portato a casa due scudetti, più uno revocato, e lo fa con merito. Grande il lavoro di coach De Raffaele che ha plasmato un gruppo che lotta e combatte coeso su ogni pallone senza mai cedere un passo.

La verve ritrovata di Esteban Batista è stata la chiave di una serie in cui Fesenko non ha potuto dominare a piacimento in vernice. Il pivot uruguaiano oltre che per i numeri ha messo sul campo la "garra" tipica dei sudamericani. Pronto a sgomitare negli uno contro uno, sempre bravo a rintuzzare i propri errori e a garantire quei tanti rimbalzi offensivi che han fatto e non poco la differenza, specie nei match giocati al Taliercio. Avellino avrà sì sofferto tanto la presenza di quei giocatori come Ejim, come il positivo Stone, che han sempre combattutto a rimbalzo offensivo e sui palloni sporchi, ma ha ceduto maggiormente di schianto contro il pivot avversario.

Se la vernice era ben presidiata, sugli esterni Bramos e Filloy sono stati chirurgici e devastanti. Il greco ha sempre garantito numeri e canestri pesanti, anche nelle fasi cruciali della gara, risultando l'ottimo collante tra buona intensità difensiva e quelle sue uscite dai blocchi degna dei migliori aedi della sua terra. Filloy è il vero eroe della Reyer in semifinale, dopo qualche sparata a salve di troppo tra il turno precedente e gara 1. Triple in gara due e cinque che aprono quei break sanguigni per la Sidigas, buzzer in gara tre da campione, assist al bacio che incantano (e due triple nel break) in gara sei. Cresciuto sotto il profilo tecnico ha messo la voglia che l'ha sempre contraddistinto al servizio di quel talento incredibile che non era mai mancato nel suo passato.

La difesa Reyer e qualcosa di molto simile a quella fatta da Trento nell'altra semifinale. Coesione e voglia, tutti che remano nello stesso verso, e se ad essere limitato era quella macchina da guerra in forza alla Sidigas, qualcosa vorrà pur dire. Servono i colpi da campione ad Avellino per venire a capo delle gare, in cui spesso un superparziale nel secondo quarto indirizza la gara. Un sistema che porta l'avversario ad arrivare senza idee agli ultimi secondi dell'azione, e quindi a forzare. In questo e non solo sta il grande merito di coach De Raffaele, aver responsabilizzato un gruppo in cui ognuno fa qualcosa di importante, in cui anche gli Haynes, i McGee e i Viggiano sanno cosa quando e come portare il mattoncino alla causa, e che se chiamati in causa, sanno fare la differenza.