Playoff 2017: le radici più profonde della grande impresa di Trento

Con accorgimenti studiati la Dolomiti Energia ha dominato la serie con Milano, al di là del fallimento dell'Olimpia
03.06.2017 12:45 di Domenico Landolfo   vedi letture
Playoff 2017: le radici più profonde della grande impresa di Trento
TUTTOmercatoWEB.com
© foto di Alessia Doniselli

Si è sempre parlato di "sconfitta di Milano" durante la serie con Trento, come se il risultato delle partite della serie fosse dipeso sempre e comunque solo dal piglio di quelli in canotta rossa. Al di là del dato squisitamente tecnico, che pendeva molto dalla parte della squadra di Repesa, è decisamente fare un torto alla squadra bianconera, che ha dominato 4 gare su 5 della serie, facendo con merito le cose semplici. Tanti dei meriti vanno a coach Maurizio Buscaglia, capace di imbrigliare il gioco nella ricerca finanche ossessiva di quei duelli sul campo che hanno indirizzato le varie fasi dei match.

La crescita di Hogue, la capacità di dominare di Sutton, la scoperta in fase realizzativa di Shields sono le tre fotografie di gare diverse che però han recitato lo stesso copione. Decisivo il pivot in gara 1, pesanti nelle giocate di energia le due ali in gara 4 e 5, con punti e falli subiti da protagonisti. Ad ogni squadra serve però un direttore d'orchestra, e Buscaglia ha la fortuna di averne due nella sua scuderia. Il cuore di Toto Forray è qualcosa di indescrivibile, giocatore che ha visto le varie ere della squadra, dalla B alla semifinale scudetto, il primo a buttarsi sul parquet anche in maniera sconsiderata a palesare i limiti di voglia dell'Olimpia, quello che mette gli ultimi chiodi della bara con liberi di freddezza o triple nel finale, quando serve crederci di più, senza paura. Con lui il regista delle vittorie di Trento, quello con cui Buscaglia intrattiene le più fitte conversazioni degne dei libri di letteratura: Aaron Craft, che dimostra che pescare il giocatore giusto è più importante che prendere quello col pedigree più raffinato. Tra assist e triple è lui l'anima del gruppo, quello che lo ispira. Non solo stranieri, comunque, Flaccadori ha portato alla causa punti e solidità, specie per uno che doveva partire dalla panchina. Nonostante l'età è stato uno dei veterani, capace nei momenti che contavano di farsi trovare pronto come quella scarica di 12 punti in gara 2 che, quando Milano aveva provato a giocarsi la carta Abass, con successo, sono serviti a restare in gara, violando una difesa asfissiante.

Altro italiano è Luca Lechtaler, giocatore che può vantare esperienza ai playoff seppur mai con minuti significativi. Nonostante non sia la prima punta della squadra, più volte ha permesso a Buscaglia di allungare la rotazione, di far rifiatare gli americani. Quando poi in gara 4 si è messo anche a dominare in vernice, ha fatto capire il gran lavoro di Trento, in cui solo se tutti portano qualcosa si può vincere. E dire che a questa squadra manca Filippo Baldi Rossi, probabilmente il quattro italiano migliore e al tempo stesso più sottovalutato di tutto il campionato. Stiamo tergiversando e forse dimenticando qualcuno. Joao Beto Gomes, detto "Betinho" è il punto focale di queste vittorie. Sempre pronto a fare la cosa giusta, tra triple, schiacciate e rimbalzi, giocate di volo, che fanno la differenza. E dire che era sempre stato in discussione, uno di quelli sul limite del taglio e spesso si era fatto notare più per serate in cui aveva spadellato dalla lunga distanza che per cose positive. Indimenticabili le schiacciate di potenza delle prime due gare che deliziano il Forum, prezioso con tante piccole cose che magari non sporcano il referto ma fanno la differenza.

Forse il Portogallo non sarà una gran nazionale e lui non sarà il Cristiano Ronaldo che la può guidare da solo, ma se di lui ci si ricordava dopo quelle qualificazioni estive della nazionale di qualche anno fa, forse un motivo ci doveva essere. Ora Buscaglia dopo un giorno di riposo in cui farà fatica a stare calmo, ricomincerà la sua cura al dettaglio, perché la finale non è solo il sogno ma deve essere il prossimo impegno di questo gruppo. In realtà se Venezia e Avellino come sembra la tireranno per le lunghe, sarà complicato gestire 7 giorni pieni di solo allenamento senza vivere il campo, ma stiamo certi che il coach bianconero saprà come ridare ai suoi le giuste motivazioni.