Final Eight LNP, un passo indietro su cui riflettere

La regressione delle final eight di LNP
06.03.2017 16:32 di  Dario Ronzulli  Twitter:    vedi letture
Final Eight LNP, un passo indietro su cui riflettere
© foto di Foto Dario Ronzulli

Un poderoso passo indietro concettuale. La Final Eight 2017 della Coppa Italia di LNP è stata una brusca inversione di tendenza per la Lega ripensando invece ai passi avanti fatti nei tre anni di Rimini. In Riviera il basket giocato ha avuto un ruolo centrale, naturalmente, ma attorno ai campi di gioco era stata costruita una struttura che permetteva ai tifosi di usufruire di altre attrazioni, agli sponsor di proporsi oltre i banner e i marchi sulle maglie e ai club di mostrare il proprio lato non prettamente cestistico. Organizzare un evento sportivo oggi significa andare oltre la partita in sé: vale per il basket italiano come per qualunque altra manifestazione. Ragionamento che la LegaBasket ha finalmente pensato bene di iniziare a fare proprio, per l’appunto a Rimini, dopo edizioni di Coppa Italia in cui le occasioni extra partite erano ridotte al lumicino e in cui era stata cercata la grande arena difficile però da riempire senza l’apporto dei tifosi di casa. Sempre che ci fosse una squadra di casa.

La LNP invece ha fatto il percorso contrario: da Lega innovativa e coraggiosa sotto la gestione Coldebella si è trasformata in una che si appoggia a chi ha idee ormai antiche e senza troppi sbocchi futuri. Non basta piazzare i Finley o Roshelle in concerto, non basta dedicare uno schermo ai tifosi e ai loro tweet – molti dei quali misteriosamente non risultano cercandoli su Twitter… -, non basta mettere due campi da basket per avere una Fan Zone, non bastano un clinic per allenatori e un incontro per i tifosi pur alla presenza del presidente FIP Petrucci. Fossimo nel 2009 sarebbero cose accettabili, nel 2017 sono stantie e sanno di già visto. In uno scenario così anche l’omaggio doveroso, delicato e commovente a Lucio Dalla è apparso fuori contesto. L’unica vera novità è stata la presenza sugli schermi di ChartSide, un ottimo servizio di statistiche in tempo reale offerto agli spettatori durante i timeout e gli intervalli già utilizzato dalla Junior Casale. Troppo poco per dare un giudizio nel complesso positivo. E stendiamo un velo pietoso sulla festa a sorpresa con tanto di torta e spumante a Pierluigi Pardo, conduttore degli intervalli musicali.

Se la strada intrapresa a Rimini non aveva portato tutti i risultati sperati, questa frenata con retromarcia rischia di far perdere quanto di buono guadagnato. Sicuramente il presidente Basciano e i suoi hanno fatto le loro valutazioni e avuto le loro motivazioni, tra cui con tutta probabilità la voglia di misurarsi con una delle Arene migliori d’Italia. Sicuramente ha pesato la difficoltà nel trovare una sede simile alla Fiera di Rimini. Probabilmente ha influito la necessità di dover gestire tifoserie più ampie rispetto al passato. Ma quello che si è visto a Casalecchio è davvero ciò che serve alla LNP ed al nostro basket? Davvero la Lega è disposta a passare il weekend incrociando le dita perché la Virtus vada avanti per avere il palazzetto pieno e neanche interamente? Davvero è disposta a vedersi associata a comunicati dell’organizzazione deliranti e infarciti di infantile (oltrechè inutile e dannosa per tutti) ripicca verso la LegaBasket? Davvero?

 

P.S.: ci sarebbero da scrivere pagine e pagine sui buchi organizzativi e sulle difficoltà logistiche con le quali i media hanno dovuto confrontarsi per poter lavorare e non per colpa della LNP. Dico solo una cosa: una sala stampa isolata o isonorizzata avrebbe permesso ad allenatori e giornalisti di non sgolarsi nel microfono per farsi sentire in conferenza post gara. La musica va benissimo ma come intermezzo per gli spettatori, non per ostacolare il lavoro della stampa. Questione di semplice buona educazione.