Da gennaio stop alle sponsorizzazioni per il gioco d’azzardo, saltano contratti da milioni di euro

Art. 9, stretta al gioco d’azzardo
19.11.2018 07:20 di Thomas Saccani Twitter:    vedi letture
Da gennaio stop alle sponsorizzazioni per il gioco d’azzardo, saltano contratti da milioni di euro
© foto di Massimiliano Vitez/Ag. Aldo Live

Ci sono 11 squadre di serie A su ben 20 squadre iscritte che hanno un contratto di sponsorizzazione attivo con società dedite al gioco d’azzardo, tra queste sono comprese tutte le big, eccole qui: Juventus, Milan, Roma, Napoli, Inter, Cagliari, Genoa, Lazio, Sampdoria, Torino e Udinese. Per alcune si tratta di main sponsor che portano e porteranno alle casse delle rispettive decine di milioni di euro. Ebbene, secondo quanto disposto dal decreto n.87 del 2018 questi contratti cesseranno la loro validità entro il nuovo anno, 1° gennaio 2019, pena una sanzione pecuniaria pari al 20% del valore contrattuale e comunque non inferiore ai 50 mila euro.

DL Dignità in sintesi

Via i loghi dalle casacche insomma, lo ha deciso il decreto dignità, disegno di legge scritto e votato dall’attuale esecutivo giallo-verde con particolare volontà del vicepremier e Ministro dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio, il primo provvedimento promosso dal Movimento 5 Stelle al governo. Un decreto che ha toccato diversi punti, di particolare importanza la diminuzione della durata dei contratti a tempo indeterminato, il contrasto alla delocalizzazione delle imprese nostrane e diverse misure in ambito fiscale (su tutte l’esclusione dello split payment dei professionisti).

Art.9, stretta al gioco d’azzardo

Tra tutti c’è un provvedimento che ha goduto di particolare consenso ed è la stretta al gioco d’azzardo contenuta all’articolo 9 del DL. Il governo si è proposto di arginare il fenomeno che, secondo le statistiche degli ultimi anni, vede sempre in aumento il numero di giocatori, in buona percentuale giovani, utilizzando questo tipo di strumenti:

divieto di pubblicità, diretta e indiretta, per il gioco d’azzardo. Si potrà tener fede ad accordi stipulati prima dell’entrata in vigore della legge (14 luglio 2018), entro e non oltre un anno dalla loro stipula. Anche in questo caso vale quanto sopra detto per le sponsorizzazioni: le violazioni saranno punite da una sanzione pecuniaria pari al 20% del valore dell’accordo e comunque non inferiore a 50 mila euro;

divieto anche per le sponsorizzazioni, il tempo per la rescissione dei contratti è fino al 1° gennaio 2019;

obbligo di lettore per la tessera sanitaria sulle apparecchiature slot a partire dal 1° gennaio 2020;

sarà apposto su slot e gratta e vinci la scritta “nuoce gravemente alla salute”;

graduale aumento del PREU, prelievo erariale unico, sugli apparecchi fisici.

In merito alle sponsorizzazioni notiamo che vi è un inasprimento della legge rispetto alla pubblicità, nel momento in cui si è andato profilando il testo del decreto molte società hanno cercato di stipulare contratti prima dell’entrata in vigore in modo da rientrare nella fascia di garanzia di un anno, almeno stando a quanto affermava qualche mese fa lo stesso Di Maio in un’intervista rilasciata al Fatto Quotidiano: “Le aziende corrono a sottoscrivere contratti prima che con il DL entri in vigore il divieto di pubblicità al gioco d’azzardo. Potenzieremo la norma transitoria. I contratti stipulati tra l’approvazione del decreto in CDM e la sua pubblicazione non saranno validi. Ma entro il 2019 cadranno tutti”.

Lo sport italiano non ci sta

Così presto o tardi tutte le società sportive dovranno, o hanno già dovuto, rinunciare a questo tipo di fondi. Lazio e Roma ad esempio vedranno sfumare due triennali già firmati, per i biancocelesti da 7 milioni di euro l’anno, per i giallorossi da 5 milioni. Cifre considerevoli che non sono poi circoscritte al solo universo del pallone, anzi, questa estate anche basket e volley si sono unite ad un comunicato unitario per dire almeno la propria su un provvedimento cui durante la stesura non sono stati consultati addetti ai lavori. L’incipit era questo:

“In merito alla conversione in legge del decreto n.87 del 2018 (c.d. Decreto Dignità), Lega Serie A, Lega Serie B, Lega Basket e Lega Pallavolo Serie A Maschile e Femminile esprimono unanimemente la propria preoccupazione sull’impatto che il divieto di pubblicità e sponsorizzazioni per giochi e scommesse con vincite in denaro avrà sulle risorse dello sport italiano, professionistico e amatoriale e chiedono di essere coinvolti nel processo di riordino del settore del gioco d’azzardo”.

La mancanza di un dialogo tra le parti è quello che hanno lamentato anche gli addetti ai lavori, gli operatori del gaming e in generale tutti gli interessati alla filiera che, giustamente, temono gli effetti del provvedimento. L’istanza più volte mossa al governo è quella che la pubblicità sia in realtà uno strumento utile a discernere il gioco lecito da quello illegale. Sull’argomento le teorie si sprecano, possiamo dire che nessun paese europeo ha finora applicato un “total ban” come il nostro nei confronti della pubblicità per il gioco, anche i casi nel mondo assimilabili a quello italiano si contano su una mano.

Il gioco vale 10 miliardi per lo Stato, ma i malati sono 400 mila

Quello che è certo però è che durante lo scorso hanno la raccolta di slot, videolottery, casinò, scommesse sportive, bingo, ippica, poker online, tutto il gioco digitale (e chi più ne ha più ne metta) ha superato per la prima volta i 100 miliardi, 10 dei quali sono andati nelle casse dello Stato. Il gioco continua a macinare e, al netto di un settore che ha bisogno di riformare se stesso poiché in crisi riguardo diversi ambiti, il governo ha stimato che nei prossimi 5 anni non ci saranno diminuzioni del flusso di gioco. In effetti il decreto sembra voler impedire che si creino nuovi giocatori a causa della pubblicità, ma chi scommette già continuerà a farlo. Il settore digitale però continua a crescere con percentuali vertiginose, basta consultare una qualsiasi library di giochi tra slot e casinò di uno dei leader del mercato per capire che oggi un intero casinò può essere compreso nello schermo di uno smartphone, e questa nuova prospettiva avvicina sempre più giovani al gioco. Il CNR ha stimato che in Italia circa 400 mila persone soffrono di disturbo da gioco d’azzardo, l’ottava malattia per diffusione. Pesato tutto ciò non è difficile comprendere come mai questa legge non solo venga accolta a braccia aperte ma quasi come andasse a saziare una necessità sociale.