Livingston da sogno, gara 1 è dei Warriors

Se a tutto il mondo cestistico avessero detto che Curry avrebbe chiuso gara 1 con 4-12 e 11 punti, assieme a un Klay Thompson da 4-15 e 9 punti, unanimemente si sarebbe gridato all’upset. Invece i Golden State Warriors non solo portano a casa il primo atto della serie, ma sostanzialmente lo controllano in tutte le sue sfaccettature. Ovviamente ci sono dei motivi per i quali arriva questa partita così particolare e uno su tutti è l’irreale prova di Shaun Livingston che uscendo dalla panchina infila venti punti con 8-10 dal campo, scavando assieme a Leandro Barbosa il parziale decisivo.
Tutti i problemi di Cleveland si manifestano impetuosi nel primo quarto, dove Kyrie Irving e Kevin Love sono gli anelli deboli della catena difensiva di Lue, con i continui tagli e movimenti degli avversari che, alla lunga, trovano fuori casa qualche componente della difesa avversria concedendo un layup o un tiro aperto. Klay Thompson comincia con 0-3 la partita, ma come ben sanno i Thunder non necessariamente la cosa è affidabile, mentre dall’altra parte LeBron James gioca in maniera forsennata il post basso segnando otto punti da vicino e regalando assists al bacio soprattutto per Love. Nel secondo quarto quando Iguodala va sulle piste di LBJ con continuità c’è un po’ più di difficoltà del re e sono proprio i due soliti chop sulla palla a scatenare il contropiede dei padroni di casa che capitalizzano con Barbosa (11 punti con 5-5 dal campo), per il primo parziale Dubs che contribuisce al +9 con cui i padroni di casa vanno al riposo.
Dopo la pausa i Warriors volano in doppia cifra di vantaggio, ma rallentano i ritmi, alleggeriscono la pressione difensiva e permettono alle scorribande di Irving e alle solite soluzioni illuminanti di James un parziale di recupero che culmina con il sorpasso a rimbalzo d’attacco di Tristan Thompson sul 65-64 e una lavagnetta rotta da parte di Steve Kerr nel redarguire i suoi: “Ogni tanto rompere qualcosa aiuta a gestire la rabbia -dice il coach- e meglio sia successo alla lavagnetta piuttosto che a un giocatore”. I Cavs ci credono, Love continua a martellare la retina chiudendo con 17+13, ma un Iguodala chirurgico chiude il quarto con la tripla che riporta a +6 i Warriors all’ultima pausa. Nel quarto periodo è un monologo dello “strength in numbers”, infatti Livingston attraversa un periodo di onnipotenza segnando tre canestri praticamente uguali dal mid range e scavando un pesantissimo solco: “E’ il nostro motto e ci crediamo fino in fondo -dice Livingston- crediamo nei nostri compagni e non molliamo mai”. Non è stupito neanche coach Kerr riguardo alla prestazione della sua panchina che fattura un 45-10 di parziale con i pariruolo avversari: “Vincere una gara di finale NBA senza che le tue stelle facciano una buona partita può sembrare strano -dice Kerr- ma per noi non lo è, visto che sappiamo quanto talento e affidabilità possiamo avere dalla panchina. E’ il nostro credo”.
Sull’ennesimo canestro di Livingston si raggiungono le venti lunghezze di vantaggio, anche se James è l’ultimo ad abbandonare la nave: “Quando la tua panchina viene battuta così nettamente e concedi 25 punti su 17 palle perse, non importa chi non ha fatto cosa e non importa cosa fanno Curry o Thompson -dice James- non puoi vincere una gara di playoffs, soprattutto in trasferta”. L’impressione è che le lacune difensive e di sufficienza mostrate dai Cavs in questa gara 1 siano figlie del loro percorso, dove sono stati abituati a schiacciare un pulsante e fare il break anche a seguito di qualche disattenzione, ma contro questi Warriors non è fattibile e Lue dovrà trovare subito delle contromisure perché la sbandata dei suoi è stata visibile. Domenica si torna in campo per gara due sempre nella baia e sarà una partita diversa. La serie è ancora lunga, ma i Cavs devono dimostrare subito di avere imparato la lezione.
Risultato:
Cavaliers@Warriors 89-104 (serie 0-1)