Memphis Grizzlies, la preview: dietro agli Spurs 'mordono' gli Orsi

Quando dici Memphis Grizzlies pensi: solidi, duri, compatti, non vinceranno nemmeno quest'anno. Gettiamo subito la maschera, per i Grizzlies abbiamo un debole. La filosofia della franchigia del Tennessee, infatti, è ammirevole, la perseveranza con cui si percorre lo stesso sentiero da anni lo è altrettanto. Ai nastri di partenza di questa stagione, il roster degli Orsi non ha subito profondi cambiamenti. Il nucleo centrale, quello attorno al quale ruota l'intero progetto, infatti, resta sempre lo stesso. Chi se ne è andato e chi, al suo posto, lo ha sostituito è elemento di contorno che completa, allunga e, forse, rinforza il roster a disposizione di coach David Fizdale, la vera novità. Fa eccezione, ovviamente, la firma di Chandler Parsons che, insieme con Mike Conley, Marc Gasol e Zach Randolph andrà a comporre i 'Fab Four' per quelli che potrebbero essere gli ultimi scampoli di un gruppo dall'identità ben precisa.
I punti di forza, come già evidenziato, restano gli stessi: durezza (mentale e fisica) e, soprattutto, professionalità. Reduci da una stagione in cui si sono susseguiti una serie davvero tragicomica di infortuni, i Grizzlies sono comunque riusciti ad acciuffare un posto negli ultimi playoff. I veterani che militano ormai da anni in squadra sanno come compiere al meglio il proprio lavoro e la ripetitività di schemi, movimenti ed esecuzioni consente a chiunque venga aggiunto al roster di inserirsi relativamente in fretta all'interno del sistema di gioco. Se in salute, poi, Memphis può contare su di una coppia play-pivot con pochi rivali nella lega. Sia Conley che Marc sanno leggere il gioco in maniera eccellente e l'aggiunta di un giocatore come Parsons non può fare altro che aumentare il ventaglio delle soluzioni offensive. E poi, guai a dimenticarlo, c'è sempre Z-Bo...
Il fatto di avere nel proprio roster tanti giocatori veterani è, allo stesso tempo, un vantaggio ed uno svantaggio. Le ginocchia, infatti, non sono più quelle dei giovani rookies che entrano nella Lega e che saltano (anche se sarebbe meglio dire volano) da una parte all'altra del parquet. Se, per caso, - e l'anno scorso è successo parecchie volte - un membro del quintetto base dovesse infortunarsi, il livello qualitativo della squadra precipiterebbe considerevolmente, soprattutto in cabina di regia. Non va sottovalutato, poi, il peso che il contrattone siglato da Conley (il più salato nella storia del gioco) potrebbe avere sulle spalle del giocatore.
Fino ad ora abbiamo parlato di veterani, di sistema consolidato, di ripetitività di giochi e movimenti, ma non dimentichiamoci che un rookie, in effetti, c'è. Ed è proprio coach Fizdale, storico assistente degli Heat di Spoelstra, dove lavorava dal 2008 dopo un quadriennio ad Atlanta. Sarà pronto per tutto questo?