Cousins a Golden State: le ragioni di Boogie

La mossa di DeMarcus Cousins ha spiazzato una intera lega, tra gli addetti ai lavori ed i suoi colleghi giocatori. L'incredulità è stata alta, in una mossa che è stata un "asso di spade", come ha dichiarato lo stesso lungo. Ma come siamo arrivati a vedere un All Star, All NBA, accettare 5.3 milioni di dollari ed accasarsi nella squadra più forte di sempre?
Come nel caso di Durant, il contesto ha aiutato molto i bicampioni in carica. Cousins è convalscente da un infortunio al tendine di Achille, infortunio che vede pochissimi giocatori recuperare al 90%, pressoché nessuno della sua stazza ed età. I dubbi sulle condizioni fisiche dell'ormai ex Pelicans, uniti al suo carattere fumantino (ma in netto miglioramento dopo gli accesi diverbi con gli arbitri visti a Sacramento), hanno raffreddato l'entusiasmo dei GM, insieme alle richieste di Boogie, che si considerava assolutamente meritevole di un contratto al massimo salariale. Cousins, visa la scarsità di offerte, ha dato mandato al suo agente di attivarsi a cifre inferiori, e per un giocatore che non ha mai disputato i playoff, nessuna offerta sarebbe stata migliore di quella di Golden State.
Come si inserisce quindi il numero 0 nel sistema letale dei gialloblu? A Steve Kerr è sempre mancato un lungo dominante, improntando (con discreto successo) la sua pallacanestro sulla small ball. Un sistema che tuttavia soffre contro lunghi mobili, o contro squadre altrettanto piccole capaci di cambiare su ogni blocco, come visto nella serie contro Houston, vinta soltanto a Gara 7 dopo l'infortunio di Chris Paul. Cousins da una parte annulla queste problematiche, mettendo al servizio della squadra della baia un giocatore, se sano, tra i migliori della lega nel suo ruolo. In caso di riscontro positivo, e di un buon rientro (previsto nel migliore dei casi intorno a natale) dell'ex Kentucky, la pallacanestro di Golden State sarebbe ancora più inarrestabile, e ciò spiega le ire della stragrande maggioranza di tifosi nel web.
Tuttavia, non è tutto rosa e fiori: Golden State è cautelata da ciò grazie all'esigua durata ed importo del contratto, ma Boogie anche nei suoi giorni migliori ha dimostrato una qual certa indolenza a rientrare in difesa, errori gravi nella gestione del pallone, ed il suo carattere lo rende comunque pronto ad esplodere, in uno spogliatoio che, per ammissione dei suoi stessi inquilini, non è sereno ed idilliaco. La speranza per Golden State (ed il timore per le altre 29 squadre) è che la cultura vincente riesca a rimettere in riga ogni possibile atteggiamento fuori dalle righe, e che Cousins si integri al meglio nel loro gioco. E' possibile? Assolutamente si, ma non è scontato, sarà difficile, ed anche in caso di esito positivo difficilmente rivedremo Boogie in maglia Warriors anche nel 2020: per DeMarcus questa è la vetrina più vistosa possibile per dimostrare alla lega che meritava il massimo salariale, ed in caso di successo, difficilmente si accontenterà, per un altro anno, di una eccezione di metà livello.