Michael Jordan: "Non posso più stare zitto..."

Michael Jordan è stato il più grande giocatore di basket della storia, ma ora guida una franchigia come gli Charlotte Hornets e ancora prima di questo è un uomo afroamericano che ha perso il padre in una lotta razziale senza senso in un gesto che ormai sembra la normalità negli Stati Uniti di oggi.
“Non posso più stare in silenzio -dice MJ- sono un uomo, un padre e un figlio che ha perso il proprio padre in un atto di violenza razziale senza senso. Sono cresciuto all’interno di una famiglia che mi ha sempre insegnato i dettami del rispetto reciproco e dell’affetto indipendentemente dalle razze o dal credo religioso. Vedere che ancora oggi vengono uccisi poliziotti o anche civili per questi motivi mi riempie di tristezza”.
A questo proposito Jordan ha devoluto un milione di dollari a testa per due gruppi specializzati nel lavoro di propaganda e sinergia tra i poliziotti e i cittadini civili, con la speranza che questo possa servire a sensibilizzare e soprattutto coinvolgere il maggior numero di persone sulla sciocchezza degli atti che ormai negli States si susseguono con preoccupante velocità: “So che con questo contributo non posso risolvere il problema e che non posso farlo da solo -prosegue- ma spero che possa essere utile a creare positività e cambiare l’accezione e il rapporto tra queste due categorie”. E ovviamente si è detto anche oltraggiato dalla vicenda che ha coinvolto Donald Sterling nella scorsa stagione: “Mi sono sentito insultato come uomo e come ex giocatore nel sapere che Sterling avesse quelle idee. Non c’è spazio per gente così nell’NBA”.
Lo slogan Black Lives Matter ormai campeggia spesso e anche delle squadre WNBA come Washington Mystics, New York Liberty, Phoenix Mercury e Indiana Fever hanno indossato le maglie che recitavano queste parole venendo multate di 5000 dollari a squadra e di 500 per ogni componente che l’avesse indossata. Queste multe poi sono state derubricate.
Nella cerimonia degli ESPYS di qualche settimana fa, LeBron James, Chris Paul, Carmelo Anthony e Dwyane Wade hanno aperto lo spettacolo con un importante speech riguardo ai problemi razziali e alla violenza che circola negli Stati Uniti.
La situazione sociale sta vivendo un momento piuttosto delicato, però da un’altra angolazione è molto bello come il basket e le sue personalità più eminenti si stiano muovendo per fare ciò che è nelle loro possibilità al fine di fermare o limitare questi eventi.