Mike Conley e l'arte del floater

La cosidetta "lacrima" è un tiro di grande sensibilità che nasconde un notevole lavoro del corpo e il playmaker dei Grizzlies lo ha reso arte.
15.01.2015 20:20 di  Simone Mazzola  Twitter:    vedi letture
Mike Conley e l'arte del floater
© foto di Zou Zheng

Il cosidetto "floater" è quel movimento tecnico messo in atto prevalentemente dai piccoli che dopo una penetrazione lasciano andare un tiro spesso ad alta parabola e in anticipo rispetto ai difensori al fine di evitare la stoppata. 
Tony Parker è stato uno dei primi a utilizzarlo con regolarità facendolo diventare una vera e propria arte, anche alla luce del fatto che è spesso in penetrazione nei pressi del ferro e per questo motivo deve trovare sempre nuovi angoli e tempi per poter segnare.
Un altro giocatore che sta rendendo questo gesto tecnico sempre più affidabile è Mike Conley che ne fa un utilizzo molto vasto, infatti guida la classifica dei tentativi negli ultimi cinque anni secondo statsavant.com. Ne ha presi ben 257, con il solo Tony Parker che gli sta vicino a 250, ma il francobelga è in grado di convertirli con un ottimo 60% contro l'accettabile 48.3% del playmaker dei Grizzlies.

C'è da notare che Mike ha migliorato costantemente questo tiro negli anni, infatti è passato dal 46.3% del 2010, sino al 53.57% di questa stagione, ma la caratteristica ancor più sorprendente è che compie questo difficile gesto con la mano debole, la destra, perchè sin da piccolo è stato abituato al totale ambidestrismo cestistico. Nel video sotto potete vedere alcuni delle sue migliori azioni, ma soprattutto l'apprezzabile pulizia del gesto tecnico, con l'appoggio del piede sinistro (quello opposto alla mano di tiro) che rallenta la velocità del corpo evitandogli sfondamenti e riuscendo a essere perfettamente bilanciato per lasciare andare un tiro che richiede un grande controllo e un notevole tocco. Capita a volte che stacchi con entrambi i piedi, ma il vero obiettivo di questo tiro è non creare movimenti in avanzamento senza controllo e soprattutto di creare un fisiologico spazio tra sè e il difensore. Dopo questo gesto armonioso del corpo arriva un soffice rilascio che non opera il completo follow through, ma imprime solo un'alta traiettoria alla palla dandole così una maggior possibilità di entrare nel canestro o di appoggiarsi a primo ferro e tabellone.
Questo efficacissimo movimento ormai sdoganato da un giocatore che si sta sempre più avvicinando ai galloni da all-star è sì un tiro di grande sensibilità, ma anche di notevole lavoro preparatorio che parte dai piedi sino ad arrivare alla mano. Al momento sono in pochi quelli che possono vantarne uno come quello di MC11.