Rivers e Beverley non le mandano a dire ad Irving e James

Mentre continua il dibattito circa l'opportunità di tornare in campo, i due playmaker di Rockets e Clippers dicono la loro, andando dritti al punto.
15.06.2020 20:45 di  Paolo Terrasi  Twitter:    vedi letture
Rivers e Beverley non le mandano a dire ad Irving e James

Infuria ancora la discussione in NBA, tra chi vuole tornare in campo e chi vuole continuare a protestare le ingiustizie sociali che affliggono gli Stati Uniti, e tornate prepotentemente alla ribalta nelle ultime settimane, dopo l'omicidio di George Floyd

Io non vedo nessuna correlazione” ha scritto Austin Rivers in un lungo commento a un post che riportava le parole di Irving durante la call. “Tornare in campo permetterebbe di mettere soldi nei portafogli dei giocatori NBA. Con quei soldi possiamo aiutare ancora di più e continuare a dare il nostro tempo e le nostre energie al movimento Black Lives Matter, che supporto al 100%. Perché il cambiamento deve accadere e le ingiustizie vanno avanti da troppo tempo”. La motivazione sociale, poi, non è di secondaria importanza secondo Rivers: “La NBA è una lega prevalentemente afro-americana, così come il nostro pubblico. Dare intrattenimento e speranza ai ragazzini è importante. Tenere in casa alcuni di loro davanti alla tv invece di farli uscire a mettersi nei guai (per via degli ambienti ingiusti e le ineguaglianze in cui sono messi) è importante. Non dico che il basket sia la cura, ma può dare una mano." La chiusura del figlio di Doc è sulle conseguenze economiche. "Ci sono tanti giocatori che conosco che hanno bisogno dei loro assegni. Il 99% della NBA non ha fatto i soldi che ha uno come Kyrie. Le conseguenze di non tornare in campo con i soldi delle tv, il contratto collettivo potrebbero davvero danneggiare la pallacanestro. Addirittura cancellare la prossima stagione. Amo la passione di Kyrie per aiutare questo movimento, è ammirevole e di ispirazione… ma deve essere utilizzata nella maniera giusta, non al costo dell’intera NBA e delle carriere dei giocatori. Si possono fare entrambe le cose: possiamo giocare e possiamo aiutare il cambiamento per le vite nere in questo paese. E penso che lo abbiamo già fatto! Ma cancellare o boicottare il ritorno non aiuta, secondo me. I ragazzi vogliono giocare e aiutare il cambiamento!!!!

Più sibillino Pat Beverley, allenato ai Clippers dal padre di Rivers: “I giocatori possono dire quello che vogliono, ma se @KingJames dice che si gioca, allora giochiamo tutti. Niente di personale, è solo BUSINESS”. Lou Williams e soprattutto Dwight Howard sono di avvisi simili. Il primo su Instagram rispondendo a un utente ha detto: “Stiamo combattendo per un cambiamento radicale. Lo sport è un fattore di cura, su questo siamo d’accordo. Ma in questo clima è una distrazione. La gente non vede l’ora di stare in casa a bere birra e guardare pallacanestro invece di stare fuori a combattere per l’uguaglianza. Ed è solo un aspetto della questione”. Anche Dwight Howard, in un comunicato diffuso da CNN, ha sostenuto posizioni simili: “Il basket o l’intrattenimento in generale non è necessario in questo momento. Amerei vincere il mio primo titolo NBA, ma l’unità della mia gente sarebbe un trofeo ancora più grande, ed è troppo bello per poterci rinunciare”.