Si ritira Gary Vitti. Lui e Kobe sono la storia dei Lakers che se ne va

La stagione dei Los Angeles Lakers è un vero addio alla propria storia recente, perché oltre all’ormai celebre farewell tour di Kobe Bryant, un altro pezzo di storia dei gialloviola si ritirerà a fine stagione e stiamo parlando del trainer Gary Vitti.
Nell’intervallo della partita contro i Celtics gli è stato reso omaggio con una maglia della squadra senza numero, ma con una croce da medico che conserverà per sempre.
Se Bryant è stato omaggiato di ogni tipo di standing ovation, non è da sottovalutare anche il credito e il rispetto che un eccellente professionista come Vitti ha in tutto il resto della lega, infatti anche per lui ci sono stati omaggi importanti dalle squadre. I Sacramento Kings gli hanno donato un vino della Napa Valley (posto unico per la categoria) che si è sorseggiato in allegria con le persone importanti, come ha detto a ESPN. Oltre a questo ci sono state tantissime lettere con attestati di stima e riconoscenza che, al contrario del vino, terrà per sempre e custodirà gelosamente.
La sua felicità nell’aver mosso così tanti cuori nella lega è evidente nella sua intervista, ma ovviamente dal punto di vista della sceneggiatura il ritiro con Kobe è una sceneggiatura da Oscar.
“Abbiamo avuto un rapporto particolare per tutta la nostra carriera -spiega Bryant- lui ha significato tantissimo per me e, onestamente, ritirarsi nella stessa stagione ha un sapore molto dolce e particolare. Bellissimo”.
Vitti, alla trentaquattresima stagione consecutiva nello staff medico dei Lakers, è un vero e proprio highlander della fisioterapia e riconosce la bellezza di un’uscita di scena comune con Kobe: “Ci ritiriamo insieme. Io l’ho visto crescere e lui mi ha visto invecchiare. E’ un rapporto speciale”.
Il momento che entrambi ricordano con più trasporto emotivo risale al 2000 durante la finale NBA contro i Pacers. Kobe si fece male alla caviglia durante gara 3 e riusciva a malapena a camminare. Vitti lo stava trattando proprio sull’infortunio quando a un certo punto si sente un fragoroso “pop” venire dalla caviglia. I due si sono guardati per cinque lunghi secondi senza appulcrare verbo, poi Gary ha sentenziato: “Questo può essere un ottimo o un pessimo segnale”.
Kobe si alzò, cominciò a camminare e ricordiamo tutti cosa fece in quella gara 4 con Shaq fuori per falli. Probabilmente fu la prima vera manifestazione del Kobe dominatore che avremmo visto di lì in poi.
Tutto nacque dal “pop” e da uno dei tantissimi trattamenti che Gary gli ha riservato e gli riserverà ancora per alcune partite.
Esce di scena un altro grandissimo della storia dei Lakers.