Thierry Henry intervista Kobe Bryant tra calcio, basket e arte di vincere

La stella dei Lakers con l'ex stella dei Gunners in un'intervista speciale.
17.03.2016 20:01 di  Simone Mazzola  Twitter:    vedi letture
Thierry Henry intervista Kobe Bryant tra calcio, basket e arte di vincere
© foto di twitter

Il farewell tour di Kobe Bryant è semplicemente l’unica motivazione per vedere i Lakers di questa stagione che hanno come unico highlight la vittoria contro i Warriors in una serata d'allineamento astrale.

Kobe però sta monopolizzando l’attenzione e NBA Diary ha dedicato una puntata speciale nella quale si sono mixati sapientemente calcio e basket. Thierry Henry, ex giocatore di Arsenal, Juve e Barcellona l'ha intervistato con infinito rispetto, ma anche con grande simpatia.
L’esordio è riferito ai “suoi” Spurs capitanati dall’amico Parker che sono stati colpiti dall’uragano Kobe negli anni. Titì fa intendere che qualche delusione in salsa francese l’avrebbe evitata volentieri.
Poco dopo il discorso vira sul parallelismo calcio-basket dove se Curry è il Messi del basket, la ricerca di un Kobe Bryant nel calcio è più difficile. Scenicamente la stella dei Lakers risponde che proprio il suo intervistatore gli somiglia molto, per la stessa voglia di vincere e la stessa tenacia. 
Dopo i ringraziamenti si parla delle diverse carriere con il francese che ha girato diverse squadre, mentre Kobe è rimasto sempre ai Lakers: “E’ stata una gioia -ha detto il Mamba- aver potuto giocare sempre per quest’organizzazione che mi ha visto crescere, guidato e con la quale abbiamo condiviso momenti indimenticabili sul campo e fuori”.
E allora la domanda di rito è quale sia stato il momento indimenticabile per eccellenza e per questo non c’è il minimo tentennamento: “La gara 7 di finale contro i Celtics. Non eravamo favoriti, avevamo giocato male e ad un certo punto pensavamo di non farcela, ma abbiamo lasciato sul campo ogni singola stilla di sudore e d'energia. Eravamo tutti distrutti, ma è stata una vittoria incredibile per bellezza e trasporto emotivo. Un altro titolo, forse il più difficile, ma quello con l’epilogo migliore”.

In chiusura si arriva al momento del ritiro. Henry dice che quando decise di ritirarsi aveva chiaramente in mente il momento in cui sarebbe successo, ma non se l’è sentita di dirlo con anticipo. Non c’era un reale motivo, ma era quello che si sentiva di fare, mentre Kobe ha optato per anticipare i tempi: “Sapevo che era il momento e l’ho detto. Mi sono tolto un peso dalla spalla e ho permesso ai Lakers di progettare il futuro dopo di me. L’ho fatto semplicemente perché ritenevo fosse il modo e il tempo giusto per farlo”.
Al termine Henry saluta Kobe con un tanto laconico quanto convinto: “Nothing but respect Kobe” prima del canonico scambio di maglie in cui Henry ne fornisce diverse vedendosene tornare indietro ovviamente solo una: quella gialloviola tatuata ormai sul corpo e nella storia di Kobe.