Il 15 più grande, quello di Bob McAdoo. Ma è una storia infinita

Ecco la seconda puntata della storia del numero 15 dell’Olimpia Milano, ricco di indossatori illustri tra passato e presente.
03.05.2020 12:00 di Ennio Terrasi Borghesan Twitter:    vedi letture
Fonte: Olimpia Milano
Il 15 più grande, quello di Bob McAdoo. Ma è una storia infinita

Dopo Carr, il 15 finì sulle spalle di Joe Barry Carroll, addirittura. Era il 1984, e il colpo si materializzò a stagione iniziata, sfruttando i problemi che Carroll aveva con i Golden State Warriors circa il rinnovo del contratto. Era stato la prima scelta assoluta del draft del 1980, da Purdue, e giocò come tale. Era visto con ammirazione per il talento e tanti dubbi caratteriali, ma con il tempo Carroll – che aveva solo 26 anni quando firmò con l’Olimpia – diventò assolutamente irresistibile e la Simac con lui vinse lo scudetto imbattuta, prima squadra italiana a realizzare l’impresa. La singola stagione di Carroll è stata forse la migliore di sempre per un giocatore del campionato italiano. Carroll segnò 643 punti in 25 partite di campionato, 24.9 di media, aggiungendovi 11.1 rimbalzi a partita. Contro Torino, in semifinale ad un certo punto mise nove tiri di fila improvvisando un clinic di movimenti in post basso, tiri dalla media, ganci spettacolari. Ovviamente, a fine anno tornò a segnare oltre venti punti di media nella NBA.

L’estate seguente, ancora alle prese con qualche difficoltà di mercato, l’Olimpia scelse un giovanissimo atleta multidimensionale di nome Cedric Henderson che quando arrivò a Milano non aveva ancora 20 anni ed ereditò il numero 15. Fu una decisione un minimo avventurosa: Henderson non aveva grande pedigree, oltre che un solo anno trascorso all’Università della Georgia ed era molto immaturo. In prestagione venne tagliato, ma ripreso dopo qualche settimana. L’esplosione avvenne nel corso della stagione e soprattutto nei playoffs. Non aveva un ruolo definito ma era il giocatore più atletico della squadra che non riuscì a imporsi nella Coppa dei Campioni del 1986, ma sconfisse nettamente ambedue le finaliste, Cibona Zagabria e Zalgiris Kaunas. Era un difensore strepitoso grazie alla mobilità laterale e un rimbalzista irreale. Quando entrò dentro la squadra e comprese sistema di gioco, arbitri, maturò un minimo di esperienza giocò playoffs straordinari, inclusa la finale scudetto vinta contro la Caserta di Oscar Schmidt e Tato Lopez.

Da Gianelli a Carr, da Carr a Carroll, da Carroll a Henderson e infine nel 1986 il 15 si posò sulle spalle di Bob McAdoo. La storia è nota: McAdoo nella NBA aveva giocato sempre e solo con il numero 11, ma l’11 a Milano era un numero intoccabile, quello di Dino Meneghin. McAdoo era perplesso, ma accettò il cambiamento. Era disponibile il 15 e il 15 fu. McAdoo l’ha indossato per quattro anni vincendo due scudetti e due Coppe dei Campioni, più una Coppa Intercontinentale. Ha segnato 1.292 punti in Coppa dei Campioni, primo di sempre in maglia Olimpia mischiando la competizione FIBA con l’EuroLeague (25.8 punti di media in 50 presenze).

Ma la leggenda del numero 15 non finisce qui: nel 1995/96, il numero fu indossato da Rolando Blackman. La guardia di Brooklyn giocò un solo anno a Milano, ma vinse lo scudetto, la Coppa Italia e portò la Stefanel alla finale di Coppa Korac. Un’altra stagione stellare. Successivamente, hanno giocato con il 15 altri giocatori apprezzati, Joseph Blair con il quale l’Olimpia tornò a giocare una finale scudetto nel 2005 contro la Fortitudo, Ioannis Bourousis che ebbe due stagioni importanti tra il 2011 e il 2013 e adesso appartiene a Kaleb Tarczewski che ebbe Blair come allenatore all’università dell’Arizona.