Serie A: lo strano caso di Nikola Akele e il caos in casa Reyer

Situazione complessa in casa Reyer Venezia. Come riportato dal 'Corriere dello Sport', il rapporto tra il giovane italo/congolese Nikola Akele (30 presenze e 22 incontri in A con la Reyer) e la società veneziana si è irrimediabilmente compromesso, ed ora il ragazzo ha presentato un esposto alla FIP per denunciare la propria condizione.
Oggetto della discordia il trattamento che la Reyer ed in particolare il presidente Brugnaro avrebbero riservato al giocatore, illudendolo circa la possibilità di essere firmato per la prima squadra, salvo poi scoprire di essere tesserato per la SSD Reyer Venezia Mestre SPA, affiliata al campionato femminile di Serie A che gestisce il settore giovanile della Umana.
"Qualcosa non andava. Durante l'anno i miei coetanei mi avevano detto che dopo 18 gare, in qualità di giovane di serie, avrei avuto il diritto a ricevere per regolamento prima un rimborso e poi a fine campionato un contratto professionistico. Non lo sapevo. Ho aspettato, ma il club non mi ha mai detto nulla. Io non penso ai soldi, però mi avrebbero fatto piacere conoscere come stavano le cose: non avrei fatto problemi. E già qui ho iniziato ad avere i primi dubbi", le parole del 19enne di Montebelluna.
Da qui, la richiesta di essere mandato in prestito a Trieste per poter giocare e dunque fare esperienza in Italia, prima accolta e poi successivamente negata. Come spiegazione del curioso dietrofront, il giovane italo/congolese avrebbe ricevuto da Brugnaro un singolare out out: "O firmi con noi per 5 anni al rninimo dello stipendio, e allora io ti permetto di andare in prestito, oppure ti mando in promozione e rimani fermo due anni".
Quando la questione sarà risolta, nel futuro di Akele, a questo punto, potrebbe esserci anche un'esperienza oltre oceano in un college americano: "Dopo ciò che è accaduto, questa finestra è sempre più aperta. Prima però voglio vedere come finirà qui. Voglio che vengano rispettati i miei diritti di giocatore: non posso continuare a sentirmi un prigioniero".