Le verità di Trinchieri: “La mia Germania, il basket e l’Italia”

Il tecnico italiano, neo campione con il Bamberg, si è raccontato a Milano
27.06.2015 17:28 di  Fabio Cavagnera  Twitter:    vedi letture
Andrea Trinchieri
Andrea Trinchieri
© foto di Claudio Degaspari

Un anno in Germania, concluso con il titolo tedesco, ora il rientro in Italia, ma solo per le vacanze, perché “resterò al Bamberg al 125%”. Andrea Trinchieri si racconta, nella ‘sua’ Milano, dopo l’esperienza vissuta oltre il confine, da emigrante: “E’ diversa, ti fa capire molte cose - le sue parole - Dopo tanti anni in Italia, tra belle cavalcate e delusioni, lì non sei un eroe quando vinci e quando perdi non ti tirano i pomodori e non pensano stai rubando lo stipendio”. Un’atmosfera che piace molto al tecnico italiano: “E’ un modo di vivere lo sport più vicino all’NBA, c’è spettacolo anche quando perdi”.

Le strutture sono la prima differenza fondamentale con il basket italiano: “Il palazzetto è perfetto, c’è un ristorante da 500 posti, un video introduttivo della partita sempre in HD, così come sono trasmesse tutte le partite in HD. Non dico meglio o peggio, ma sono stato benissimo”. Un po’ diverso rispetto a noi, nonostante la differente storia nel mondo del basket: “In Germania la pallacanestro è nata da Pesic nel 1993, vincendo un Europeo non si sa come, c’è meno storia e cultura del basket, ma stanno cercando di chiudere il gap ad ampie falcate. Ed il prodotto finale è più accattivante”.

E si lavora molto sui giovani: “A Bamberg, una cittadina di 70mila persone, c’è la foresteria costruita con l’aiuto del Comune. Uno psicologo è obbligatorio per legge per seguire i minori, i giocatori che vanno male a scuola non possono fare attività ed il club ha 12 persone che vanno in giro per le scuole a fare reclutamento”. Non proprio come da noi: “Kaukenas era panchinaro a Siena, entrava e cambiava le partite, poi si risedeva perché c’erano altri giocatori davanti in gerarchia. Vederlo fare 25 punti in gara 6, a 38 anni, fa pensare. Non credo sia migliorato lui, ma è sceso il livello generale. C’è più tradizione, ma iniziamo ad essere indietro in molte cose, c’è poca meritocrazia. E mi dispiace, perché ci tengo”. La soluzione? “Ci vorrebbe David Stern… e regole certe: se non paghi, sei fuori”.