Italia, il Mondiale è ancora nelle tue mani. Ma settembre sarà decisivo

Gli azzurri sono ancora in vantaggio sulle inseguitrici, con all'orizzonte le gare con Polonia ed Ungheria
03.07.2018 13:31 di  Fabio Cavagnera  Twitter:    vedi letture
Italia, il Mondiale è ancora nelle tue mani. Ma settembre sarà decisivo
© foto di Twitter Italbasket

L’inattesa (ed inopinata) sconfitta di domenica pomeriggio a Groningen ha complicato il cammino dell’Italia verso i Mondiali 2019. Pareva una discreta discesa, dopo il 4-0 di inizio prima fase, il ko con la Croazia in ‘stile NBA’ poteva anche starci, non la “brutta figura” in terra olandese, dove gli azzurri sono stati lontani parenti di loro stessi, soprattutto in un atteggiamento molle. Ma ora questa partita, di cui fare comunque tesoro, fa parte del passato e l’attenzione si sposta sulla seconda e decisiva fase, dove le prime tre del nuovo girone staccheranno il biglietto per volare in Cina.

La squadra di Sacchetti parte dalla seconda posizione (4-2 il record), con una vittoria di vantaggio su tutte le altre quattro formazioni, con la Lituania (6-0) già in volo verso Pechino. La situazione azzurra resta buona, anche per il doppio confronto favorevole mantenuto con Croazia e Olanda, ma certamente andare al Mondiale non appare più così certo. La finestra di settembre, dove Aradori e compagni riceveranno la Polonia (a Pesaro) e poi andranno in trasferta in Ungheria, sarà fondamentale: si affrontano due squadre non irresistibili ed un doppio successo sarebbe decisivo.

Andare 6-2, con almeno due vittorie di vantaggio sulle quarte in classifica, infatti, permetterebbe all’Italia di guardare con serenità alle finestre successive, dove ci sarà il doppio confronto con l’imbattuta (e bestia nera azzurra) Lituania e le partite di ritorno con le due già citate squadre. Per questo, serviranno tutte le forze possibili a Sacchetti: pare molto probabile la presenza di Melli e Datome, con la stagione del Fenerbahce che dovrà ancora iniziare, mentre è da risolvere il caso Gallinari. Per il bene dell’Italia e del movimento, che non va ai Mondiali dal lontanissimo 2006.