Anthony ai Thunder: non significa titolo, ma un altro big three

L'ultima trade di un'infiammata offseason...e di mezzo c'è ancora Presti.
24.09.2017 09:31 di  Simone Mazzola  Twitter:    vedi letture
Anthony ai Thunder: non significa titolo, ma un altro big three

E anche l’ultimo caso irrisolto della offseason NBA è arrivato all’epilogo. Carmelo Anthony l’anno prossimo vestirà la maglia degli Oklahoma City Thunder non senza sorprese.

Lo scambio:
Gli Oklahoma City Thunder ricevono: Carmelo Anthony
I New York Knicks ricevono: Enes Kanter, Doug McDermott e una seconda scelta al draft 2018.

Un fulmine a ciel sereno, come nelle perfette abitudini di Sam Presti. Come aveva fatto per Paul George arrivando all’ultimo (pubblicamente) e portando via la preda grossa, così ha fatto con Carmelo Anthony a meno di 24 ore dall’apertura dello stesso Melo a Thunder e Cavaliers per ovviare alla sua no trade clause, è arrivata l’ufficialità che lo ha visto approdare proprio a OKC.
E’ uno scambio per certi versi incredibile e inaspettato e anche se i Knicks non avevano fretta di trovare un accordo con i Rockets, Anthony avrebbe esposto la necessità di esser scambiato prima dell’inizio del training camp e quindi ha dovuto ampliare il novero delle possibili destinazioni.
Con la nomina di Cleveland e Oklahoma City come destinazioni gradite, era certo che uno shot Presti l’avrebbe fatto e avendo a disposizione un asset come Kanter, è stato quasi più facile concludere che in altre situazioni.


In un tweet esemplificativo postato dal giornalista Tim Bontemps si dice che Presti ha convertito Cameron Payne, Enes Kanter, Victor Oladipo e Domantas Sabonis in Paul George e Carmelo Anthony. Difficile chiedere qualcosa di più a un General Manager NBA. Che poi questo significhi automaticamente battere i Warriors sarebbe perlomeno superificiale pensarlo, anche se l’addio di Enes Kanter alla sua famiglia di OKC dice proprio quello: “Fatemi un favore, battete i Warriors per me”. Con le sue ultime parole da Thunder ha dimostrato grande lealtà e attaccamento a quella che probabilmente considerava davvero come una sua seconda famiglia.
Ora arriva Anthony e un nuovo nucleo di big three che concentra inesorabilmente ancor di più le forze in campo in poche squadre. Con lui arriva la classica frase: “Serviranno due palloni per farli coesistere”, così come succese per i Cavs e gli Heat di LeBron che poi hanno trovato la classica quadratura del cerchio.
Non ci sono sillogismi automatici che si chiudono e l’ammontonare talento non significa automaticamente vincere, così come il fatto che siano tutti e tre nella stessa squadra quest’anno non dà garanzie che lo siano in futuro (George e Westbrook saranno free agent), ma pensare a un mercato come OKC che possa annoverare questo trio è perlomeno una medaglia al valore di Presti, anche se servirà qualche mese per permettere alle tre stelle di trovare una degna coesistenza proficua per tutti.