Brutta partita di Natale, ma vincono comunque i Warriors

Curry contro James non regala lo spettacolo che ci si aspetterebbe nella partita di Natale, ma a sorridere sono sempre i Warriors.
26.12.2015 01:46 di  Simone Mazzola  Twitter:    vedi letture
Brutta partita di Natale, ma vincono comunque i Warriors
© foto di Sergio Cerbone

Tutti aspettavano questo momento e dopo il doubleheader del pomeriggio con le vittorie di Miami e Chicago, arriva il piatto forte del Natale con il rematch della scorsa finale.
Vengono disattese le aspettative dal punto di vista della qualità del gioco, ma nel finale la partita si accende e con il risultato in bilico è Steph Curry a deciderla, nonostante gli evidenti problemi fisici. Brutta serata al tiro e non solo per LeBron con i Cavs che producono pochissime azioni offensive degna di tal nome.


Che la partita natalizia non sia esattamente come le altre è facile ed intuibile dal volto di Blatt alla prima intervista durante un timeout, quando vede i suoi non segnare mai e subire il ritmo degli avversari. Poche parole, molto incisive e con tono decisamente poco accondiscendente.
La chiave di questo inizio è, come ormai spesso succede, Draymond Green che segna dieci punti nei primi 12 minuti, punendo le scelte difensive avversarie. Le sue decisioni in uscita dal pick and roll sono la vera chiave dell’attacco, perché quando prende e tira da tre punti o la mette per terra per riaprire il gioco, i Warriors sono inarrestabili, mentre quando si accontenta del tiro in avvicinamento oppure penetra a testa bassa lo scenario cambia.
LeBron è tutt’altro che positivo, nonostante si veda che gli stimoli non sono da partita normale, come lui ha detto. Viene trattato con fisioterapia particolare nel pregame, non sembra soddisfatto prima della palla a due e il suo primo tempo dice 4-12 dal campo, 11 punti e 4 rimbalzi, ma soprattutto una gestione poco lucida dell’attacco che ha sempre guidato uno contro cinque. Steph Curry dopo il primo quarto va negli spogliatoi per farsi curare il polpaccio dolorante e in quel periodo i Cavs tornano in partita, mettendo anche avanti la testa.
Il primo tempo è un microcosmo delle scorse finali, con Golden State che è evidentemente superiore e quando può lo dimostra, ma Cleveland pur tirando male (14-46) e giocando peggio per lunghi tratti, va alla pausa sotto di sole tre lunghezze sul 45-42.

Nel terzo quarto rientra un Curry ben diverso e che vuole alzare il ritmo in maniera evidente. Squilla per la prima volta nel match con un gioco da tre punti in faccia a Mozgov e sembra lo sparo dello starter per la fuga dei suoi. Cleveland, se facciamo eccezione per una tripla di Smith, attacca in modo stanziale, finendo nelle fauci delle rotazioni avversarie, ma stranamente i padroni di casa hanno diverse occasioni per dare il colpo da ko tecnico, senza riuscirci. Golden State chiude per la prima volta in stagione il terzo quarto sotto i 70 punti segnati e i Cavs sono ancora lì, senza ragioni apparenti, conservando credibili possibilità di vittoria.
Questo è uno dei motivi per cui la partita è decisamente brutta, molto intensa nella ripresa, ma qualitativamente altrettanto povera. Cleveland sembra essere l'unica squadra in grado di far giocar male i Warriors, ma con questo attacco che è alle astine e i puntini nell'integrazione tra il talento e la circolazione di palla, diventa difficile vincere contro una difesa organizzata come quella di Golden State. L'unico a trovare sempre il bandolo della matassa e Livingston che non sbaglia nulla con 16 punti e tiene avanti i suoi, nonostante Curry passi tantissimi minuti in panchina. Green confeziona la quinta partita da 20 e 10 della stagione regalando il +10 (81-71), ma due tonanti schiacciate e una stoppata di LeBron rimettono in carreggiata i Cavs. Curry con due conclusioni al ferro dà la spallata decisiva al match e nonostante le mille difficoltà di questa partita, continua imperterrita la corsa dei Warriors, finisce 89-83.