Le parole di Durant contro Trump, Mutombo sui Rockets e l'affaire Wade

Non si placano le vicende di tensione razziale negli Usa, intanto si muove qualcosa per l'acquisizione di Houston e Wade diventa oggetto del prossimo filone di mercato
18.08.2017 09:35 di  Domenico Landolfo   vedi letture
Le parole di Durant contro Trump, Mutombo sui Rockets e l'affaire Wade

Sembra che il mondo NBA non riesca a stare fuori dal contesto politico e sociale che caratterizza la nazione statunitense. Se le crescenti tensioni legata all’appartenenza razziale avevano spinto Lebron James a farsi portavoce della causa afro-americana, dicendo di come un clima simile non possa giovare all’educazione di chi ancora ha da crescere, nei recenti giorni, il prosieguo degli scontri in Virginia ha spinto LBJ ed altri giocatori a schierarsi apertamente contro la presidenza Trump. Il campione di Cleveland non l’ha nominato direttamente nei suoi tweet, ma il riferimento a “quell’uomo nella casa bianca” è stato chiaro ed eloquente, un sintomo di un sistema marcio a 360 gradi, come dimostra anche la vicenda di Colin Kaepernick, quarterback ex di San Francisco che è rimasto senza squadra, molto probabilmente perché nella passata stagione ha rifiutato di alzarsi durante l’inno prepartita.

Se Lebron si è comunque dimostrato diplomatico, politically unconrrect sono stati decisamente Steve Nash e da ultimo Kevin Durant. Il play canadese ha usato aggettivi pepati per descrivere la situazione politica e sociale statunitense, mentre il campione di Golden State ha deciso di prendere una posizione ancor più decisa di quella di King James. Non andrà alla Casa Bianca, qualora i Warriors fossero invitati per la cerimonia del titolo, perché non condivide le posizioni di chi detiene quell’ufficio. Parole importanti, specie se si considera che il ragazzo non è nato troppo distante dal primo palazzo del potere americano, ma che, almeno nelle parole di KD, si pone in continuità della scia che già altri campioni dello stesso circus hanno tracciato nell’ultimo periodo. Il suo è un messaggio che vuole essere di una uguaglianza vera tra tutti coloro che vivono in un paese civile, e afferma di parlare anche a nome di coloro che sono silenti, ma che condividerebbero appieno le sue visioni. Staremo a vedere come le public relationship tra il Commissioner e la sua Lega con il mondo politico saranno influenzate da questa ondata di dichiarazioni fuori dagli schemi.

Passando ad argomenti più leggeri, se gli Houston Rockets erano in vendita e finora l’unica voce che si era diffusa nell’aria era quella di un coinvolgimento potenziale della cantante Beyonce nell’operazione,  sembra che invece qualcosa possa starsi muovendo seriamente in texas. La notizia è riportata da un trafiletto di un’intervista a Dikembe Mutombo su Usa Today che doveva riguardare il suo successo personale. La conclusione è però interessante in quanto l’ex Hawks, Nuggets e Rockets ha detto di aver messo insieme una cordata che vorrebbe rilevare la franchigia texana. Non sono stati divulgati nomi né sono state fatte percentuali, ma per una squadra che ha cambiato così tanto in estate, avere qualcuno dell’ambiente e che conosce la piazza, che magari non arriverà a fare tabula rasa del passato, sarebbe ottimale.

Last, but not least, si accende la corsa a Dwayne Wade il cui contratto potrebbe essere strappato dai Bulls anche a stagione in corso.  Si è dunque aperta la caccia, con lo stesso vice-presidente di Chicago Paxson che ha chiosato con un “magari un buyout ci farebbe comodo”. Quali sono le pretendenti concrete per il 35enne? Sicuramente in pole potrebbe esserci il classico cavallo di ritorno in quel di Miami, che potrebbe pagarlo non oltre i 4 milioni e mezzo ma che al momento dovrebbe prima liberarsi di una guardia prima di poter decidere in tal senso. Come su ogni giocatore, Cleveland monitora la situazione, anche perché il ragazzo è gradito a Lebron, seppur sarebbe l’ennesimo veterano sul piatto, a cui i Cavs però potrebbero concedere solo l’eccezione da 2.3 milioni. Altra squadra che non si lascia sfuggire nulla è Houston, che magari lo metterebbe al fianco di Harden e Paul alternandolo con Ariza e utilizzandolo per i suoi mezzi difensivi, seppur il fatto che il tiro da tre non sia il suo forte lo allontana dal concetto di gioco di Mike D’Antoni. Possibilità diversificate per gli Spurs, che hanno un sistema di lunga vita in cui Wade potrebbe starci a pennello, essendo sia un mentore per Murray che il giusto cambio con Manu, nonché rappresenterebbe una coppia con Leonard pazzesca per fisico su difesa. San Antonio potrebbe arrivare ad offrire 3.3 e sarebbe l’upgrade perfetto per rimettere i texani in corsa per le prime posizioni. Meno caldeggiate ma comunque in corsa, sarebbero le ipotesi Milwaukee e Minnesota, che però sono squadre che stanno costruendo sui giovani e che anche se con qualche veterano potrebbero addizionare esperienza, stanno costruendo su altri requisiti i propri roster. L’estate non sta finendo e la free agency, che sembrava abitudine dei primi giorni di luglio, potrebbe davvero arrivare alle porte della nuova stagione, se non oltre, con ancora qualche questione da risolvere.