Le verità di Carmelo: cosa è successo con Thunder e Rockets

Il numero 7 è intervenuto nella trasmissione First Take ed ha rivelato importanti retroscena circa i suoi "fallimenti" con Oklahoma City e Houston
02.08.2019 16:21 di  Paolo Terrasi  Twitter:    vedi letture
Le verità di Carmelo: cosa è successo con Thunder e Rockets
© foto di Liverani

La caduta di Carmelo Anthony, dall'elite della lega alla disoccupazione, è una delle più rovinose nella storia recente della NBA. In una intervista fiume con Stephen A Smith a First Take, l'ex Nuggets, Knicks, Thunder e Rockets ha rivelato alcuni retroscena sugli ultimi tremendi anni, con le sue verità. 

Sulla rottura con Houston: "Ad un certo punto mi hanno detto "i tuoi servizi non sono più richiesti"... in che senso scusa? "le cose non funzionano". Non posso far parte di una rotazione di nove uomini? Avevo appena accettato il fatto che sarei partito dalla panchina, una cosa molto dura per me, ed ora sono fuori squadra? Questa roba è più profonda del basket, va oltre. Ed è successo dopo sole dieci partite. Ho chiamato Chris Paul e James Harden, e loro non ne sapevano nulla, anche se non ho mai parlato con James faccia a faccia."

Su cosa non ha funzionato con Oklahoma City: "Non ero neanche la terza opzione, ero la quarta (dopo Steven Adams), tra di comunque sapevamo che avevamo una chance al titolo. Non avevamo mai discusso di robe come partire dalla panca etc etc, mi serviva soltanto comunicare con qualcuno, e non è successo. Non ero disposto a partire dalla panchina perché nessuno mi ha mai spiegato perché dovevo partire dalla panchina. Sono andato da Billy Donovan, chiedendogli cosa mi fosse richiesto da me e cosa fosse necessario, Pensavamo che ad OKC avrebbe funzionato, non ha funzionato per ragioni anche qui che vanno oltre la pallacanestro..."

Sull'essere senza squadra, e come si sente rispetto a Dwyane Wade Lebron James: "Mi colpisce molto, in questa NBA, non essere in un roster. Ci sono trenta squadre da 15 uomini ed uno col mio talento non c'è? questo mi fa pensare molto. Quando guardo Wade e Lebron, la parte competitiva di me, guardando il loro palmares sento "perché non io?" ma poi so che non ho mai avuto le squadre su cui hanno potuto contare Wade, Lebron, ed altre stelle... Sono sempre stato da solo."