Brown: “Emozionato, spero di avere bella influenza sul basket italiano”

La conferenza stampa di presentazione del nuovo allenatore della Fiat Auxilium Torino: “Dobbiamo giocare ‘the right way’. Voglio tanti italiani di valore”.
17.06.2018 14:14 di  Ennio Terrasi Borghesan  Twitter:    vedi letture
Brown: “Emozionato, spero di avere bella influenza sul basket italiano”

Sono le 11:40 di domenica 17 giugno 2018 quando Larry Brown firma ufficialmente il contratto biennale -con opzione sul secondo anno- per legarsi alla Fiat Auxilium Torino e intraprendere la prima esperienza in area FIBA di una carriera da Hall of Famer. Quello di Torino al coach campione NBA con i Pistons nel 2004 è stato un inseguimento nato, come confermato dal presidente Antonio Forni, sin da metà gennaio, da quando Luca Banchi si dimise all’improvviso lasciando il posto a Carlo Recalcati prima e Paolo Galbiati poi. Contatti poi trasformatisi in uno dei colpi di mercato più clamorosi della storia del basket italiano.

LARRY BROWN E L’ITALIA, TRA DOUG MOE E DEAN SMITHSono molto onorato di essere qui. Il mio rapporto con l’Italia nasce quando il mio migliore amico, Doug Moe, ha giocato qui a Padova a metà degli anni ’60, prima di giocare insieme nella ABA. Il mio mentore, Dean Smith, era molto amico di Sandro Gamba, che è diventato anche un amico mio. Quando ero a UCLA lui mandò Claudio Vandoni, che era assistente della nazionale olimpica, ad allenare con me. Amo insegnare pallacanestro: ho giocato per i migliori allenatori e sono stato allenatore dei migliori giocatori avendo al mio fianco i migliori allenatori possibili. Venire a Torino è l’opportunità per condividere le mie conoscenze: l’idea di poter rendere il gioco migliore è per me una motivazione e fonte di felicità. Il nostro obiettivo, dal primo giorno, sarà quello di giocare nella maniera giusta, ‘the right way’”.

SULLA DECISIONE DI CONTINUARE AD ALLENARE E DI ARRIVARE IN ITALIAIn realtà non ho mai lavorato un singolo giorno della mia vita. Sognavo di essere un istruttore di liceo, un allenatore di vari sport, quando coach Smith mi chiese di raggiungerlo a North Carolina. Negli ultimi due anni (terminata l’esperienza con SMU in NCAA, ndr) molti amici, come Popovich, Calipari o Bill Self mi hanno chiesto di far loro da consulente, ma in realtà sono stati loro ad aiutarmi, insegnandomi tantissimo. Non ho mai smesso di allenare, e voglio condividere tutte le lezioni che ho imparato. Non c’é modo migliore di continuare a farlo di allenare qui in Italia, nella Serie A, e in Eurocup: spero che sia l’esperienza arricchente che mi aspetto”.

SE DOPO NBA E NCAA SOGNA DI VINCERE ANCHE IN AREA FIBAHo grande rispetto per gli allenatori e i giocatori che ci sono qui. Per vincere un titolo tante cose devono andare nel modo giusto. Francesco (Forni, ndr) è appassionato come me, Paolo (Galbiati, ndr) è un fantastico giovane allenatore, spero di poter condividere con loro, con Stefano (Comazzi, ndr) e Dante (Calabria, ndr), le mie esperienze e conoscenze e che siano anche loro ad aiutare me. Non si vince il titolo NCAA o il titolo NBA senza avere con te grandi giocatori e senza lavorare con grandi persone, e penso che ci siano qui. Non ho idea se saremo in grado di vincere il titolo, penso di aver molto da imparare ma sono sicuro che la squadra sarà competitiva, che la proprietà ci supporterà nel modo migliore. Apprezzo molto di più il modo di giocare odierno in Europa rispetto a quello che vi è in NBA. Sono nervoso ma emozionato”.

DA BORMIO 1987 A OGGI: CHE LIVELLO DI COMPETIZIONE SI ASPETTA DAL BASKET ITALIANO Non penso che il basket italiano oggi sia sul livello di una volta: è comunque molto competitivo, ma non è quello di una volta influenzato da menti come Gamba, Mike D’Antoni o Dan Peterson. Spero di poter condividere le mie esperienze e insegnamenti con tutti, anche aprendo i nostri allenamenti a giovani giocatori e allenatori. Per me è un apprendimento reciproco, voglio imparare da tutti per primo. Spero che il nostro stile e i nostri valori possano ispirare i giovani a giocare a pallacanestro: spero di avere una bella influenza su tutto l’ambiente, e di contribuire alla crescita del basket italiano. Sarebbe la mia soddisfazione maggiore”.

COSA SIGNIFICA ‘PLAY THE RIGHT WAY’È un concetto che ho ereditato da Dean Smith. Per prima cosa c’è bisogno di avere grandi giocatori. Con coach Smith, coach Maguire e tutte le altre persone che hanno contribuito alla mia formazione -o quelli che ho contribuito a formare, come coach Self, coach Calipari, coach Popovich, coach Woodson- condividevamo gli stessi valori. Ogni giorno, prima di ogni allenamento o partita, coach Smith scriveva sulla lavagna: ‘Gioca bene, gioca intelligente, gioca nel modo giusto e divertiti’. Allora gli chiesi di poter scrivere sotto: ‘Sarebbe bello se difendeste duro e andaste a rimbalzo’. Dalla sua benedizione è venuta fuori la frase”.

TORINO, LA JUVENTUS E LA PASSIONE PER IL BASKETPenso sia positivo per me allenare in una città dove è presente una squadra di successo come la Juventus. Questo fa anche sì che da una squadra della città ci si aspetti il massimo, l’eccellenza. Prima di accettare l’incarico, Massimo (Rizzo, l’agente, ndr), Dante e Francesco mi hanno detto di come in questa città ci sia una passione per il basket che vada al di là del risultato, qualcosa che non è scontata. Non prometto titoli, ma voglio far sì che i tifosi siano orgogliosi della nostra squadra: è la nostra sfida più grande, sin dal primo allenamento”.

METTERSI ALLA PROVA CONTRO LE ALTRE SQUADRE ITALIANE “Conosco il basket qui anche perché ho avuto tanti giocatori che hanno fatto tryout in NBA con me e che poi sono finiti a giocare in Europa e in Italia. Amo il gioco, amo il basket europeo, oggi è più bello del nostro. L’NBA è magnifica ma si fonda sulle stelle come Durant, LeBron, Curry o Anthony Davis, e anche se i coach sono fantastici, qui c’è un vero gioco di squadra. Vedo ad esempio il roster di Milano, dove ci sono tanti giocatori che hanno avuto la chance di giocare in NBA e ho visto giocare. Mi sembra che ogni anno, però, i roster cambino: il nostro obiettivo è quello di firmare i migliori giocatori italiani in grado di amalgamarsi con i nostri valori. Penso sia importante avere tanti giocatori italiani di valore se giochi nel basket italiano: per me, e per il club, è importante farli crescere. E conosco giocatori americani che beneficerebbero di più nel giocare qui che in G-League: giochi di più, ti alleni di più, il livello è molto più competitivo. Paolo, Dante e Stefano mi segnaleranno le varie squadre e mi mostreranno le partite da vedere. In Serie A, oltre a noi, ci sono 15 ottime squadre e dobbiamo trovare il modo di batterle: è una grande sfida”.

QUALE STILE DI GIOCO ADOTTARE “Dipende anche dalla costruzione del roster, in carriera ho allenato squadre molto offensive o molto difensive come i Pistons. L’obiettivo di un allenatore è quello di mettere i giocatori nelle migliori condizioni possibili. Tutto inizia dalla difesa, dall’andare a rimbalzo e dall’essere generosi e altruisti. Chiunque giocherà qui dovrà essere disponibile a mettersi in gioco, versatile, atletico e in grado di non prendere mai brutti tiri. Ogni tiro che prendevano Reggie Miller e Allen Iverson era un ottimo tiro, ma magari quando li prende qualcun altro non sono ottimi tiri. Oggi in Europa ci si passa molto di più la palla, e questo mi piace”.