Dall’Europa alla A2: l’incredibile stagione di Capo d’Orlando

Dopo 4 stagioni, i siciliani tornano nel campionato cadetto.
11.05.2018 13:04 di  Ennio Terrasi Borghesan  Twitter:    vedi letture
Dall’Europa alla A2: l’incredibile stagione di Capo d’Orlando
© foto di Twitter Orlandina

17 dicembre. La Betaland Capo d’Orlando batte sul filo di lana Brindisi e conquista la sua quinta vittoria stagionale, entrando definitivamente in corsa per un posto alle Final Eight a quattro giornate dalla fine del girone d’andata.

In Champions League il cammino è più complesso, e anche se il passaggio del turno è ancora possibile, in molti pensano che la Betaland possa dare quella svolta positiva alla stagione in concomitanza del periodo natalizio, periodo in cui la squadra di Di Carlo potrà concentrarsi esclusivamente sul campionato italiano.

Periodo natalizio che però, per la Betaland, sarà l’inizio della fine. 14 sconfitte consecutive, 20 contando anche la Champions League, che chiudono qualsiasi sogno di grandeur nella stagione successiva al ritorno ai Playoff dopo 9 anni, 14 sconfitte che compromettono irrimediabilmente la stagione siciliana, che riuscirà sì a battere di misura Brindisi e Cantù, ma le sconfitte sul filo di lana con Torino, Pesaro ma soprattutto Varese e Brescia condannano, vista la rimonta della Vuelle capace di battere, a sorpresa, Milano e Venezia, Capo d’Orlando alla prima retrocessione sul campo dal 2003.

Era il tempo della Legadue: i siciliani scesero in B d’Eccellenza salvandosi l’anno dopo soltanto ai Playout: lì però arrivò il ripescaggio in A2 e la storica promozione, nel 2004-05, in Serie A, in un campionato dominato davanti alla Virtus Bologna.

Adesso la squadra del presidente Sindoni dovrà ripartire da quella A2 da cui mancava dal 2014, per quella che sarà la prima stagione con le due promozioni in Serie A1. Il tutto dopo un’annata con 20 giocatori che hanno calcato il parquet, un ricambio -spesso causato anche da infortuni- impressionante e con pochi precedenti nel nostro campionato, che non ha facilitato equilibri e continuità di squadra.

Una retrocessione con l’augurio, per i siciliani, che sia soltanto un arrivederci: d’altronde Capo d’Orlando, negli ultimi 15 anni, ha abituato il basket italiano a pronte risalite dopo i momenti più bui.