I 5000 posti in A: sette club in regola, chi lavora e chi preoccupa

La situazione dopo la decisione del Consiglio Federale
12.04.2017 16:26 di  Fabio Cavagnera  Twitter:    vedi letture
I 5000 posti in A: sette club in regola, chi lavora e chi preoccupa
© foto di Alessia Doniselli

La decisione del Consiglio Federale di imporre la capienza minima di 5.000 posti, a partire dai playoff 2018 e per l’anno successivo anche in stagione regolare, sta facendo discutere il basket italiano. Una riforma necessaria per sviluppare la nostra pallacanestro, in grave ritardo sugli impianti rispetto alla maggior parte d’Europa, che però rischia di mettere in difficoltà più di una società, visti i problemi economici e le difficoltà burocratiche di poter effettuare lavori o nuovi palazzi. Tuttavia, se non ci saranno deroghe, ognuno dovrà attrezzarsi o trasferirsi altrove.

Guardando gli impianti utilizzati nella stagione in corso, solamente sette società giocherebbero in casa tra due stagioni: Milano, Pesaro, Caserta, Avellino, Varese, Sassari, più la Cantù attualmente già in ‘esilio’ a Desio. Meno della metà delle squadre di Serie A, anche se alcune delle escluse hanno una già una possibile soluzione: a Torino ci sono impianti più capienti del PalaRuffini ed all’interno di questa norma, a Brescia è in costruzione il nuovo palazzo da oltre 5.000 posti, così come a Reggio Emilia è in atto il restyling del PalaBigi, anche se serviranno ulteriori lavori per passare dai 4.600 previsti ai 5.000 regolamentari. E, comunque, la Grissin Bon è già stata a Bologna per più di una partita.

A Pistoia si sta parlando di un ampliamento del PalaCarrara già da tempo, anche se i rapporti con il Comune non sono idilliaci e non sarà facile trovare lo spazio per 1.000 posti in più, mentre a Trento c’è l’ipotesi una joint venture con la squadra di volley per poter ingrandire il PalaTrento. E le altre? Brindisi, Cremona, Capo d’Orlando e Venezia sono le più in difficoltà, perché allo stato attuale non risultano progetti concreti. In particolare, i problemi principali sono per i siciliani, che non hanno palazzi adeguati nelle vicinanze e potrebbero rischiare anche di dover cambiare regione.