Zoran Dragic si presenta: "Io, Milano, l'EA7 e... i pugni con Goran"

Le prime parole del neo acquisto da giocatore biancorosso
12.07.2016 16:24 di  Fabio Cavagnera  Twitter:    vedi letture
Zoran Dragic
Zoran Dragic
© foto di Foto Olimpia Milano

Zoran Dragic è, almeno per il momento, il volto nuovo più intrigante dell’Olimpia Milano, in attesa della chiusura della campagna acquisti e del roster per il 2016/17. Lo sloveno è stato nel capoluogo lombardo nella giornata di ieri, per un primo contatto con il mondo biancorosso ed ha anche rilasciato la prima intervista alla tv ufficiale del club di Piazzale Lotto. “Sono felice di far parte della famiglia Armani e non vedo l’ora di iniziare la stagione – le sue parole sulla nuova avventura – La città di Milano mi piace, l’Olimpia è una grande società e abbiamo grandi ambizioni”.

Le idee sono già piuttosto chiare: “Voglio migliorare ogni giorno ed essere sempre più completo, cerco di essere un grande difensore e di dare energia alla squadra”. Elementi chiave nella filosofia di coach Jasmin Repesa, con cui ha già lavorato ai tempi di Malaga, dove è stato compagno di squadra di Kruno Simon. Con il croato ed Alessandro Gentile, Zoran comporrà il trio principale degli esterni dell’EA7-Emporio Armani: “Sono grandi giocatori, ho giocato con Simon a Malaga e contro Ale in Nazionale. Formeremo un bel nucleo e ci sarà una bella competizione interna”.

L’arrivo a Milano per iniziare la stagione, però, avverrà un po’ in ritardo, visto che sarà impegnato fino al 17 settembre con la Slovenia nelle qualificazioni ad Euro 2017: “Abbiamo sei partite per qualificarci, giocare con la Nazionale è una delle cose più belle che possano capitare ad un giocatore”. Ma come è diventato un cestista Zoran? “Quando ero giovane giocavo a calcio, poi si è infortunato mio fratello Goran. Lui ed altri miei amici allora mi hanno consigliato di giocare a basket e da lì ho scoperto la pallacanestro”. E sono iniziati i duelli con Goran: “Sì, abbiamo fatto tanti uno contro uno, ma non finivano mai, perché cominciavamo a fare a pugni…”.