Italia, ciò che viene dopo il canto finale (… o il pugno) del Gallo

Le conseguenze del gesto di Danilo Gallinari che han portato la nazionale a dover fare a meno del suo Nba più rappresentativo
31.07.2017 16:27 di  Domenico Landolfo   vedi letture
Italia, ciò che viene dopo il canto finale (… o il pugno) del Gallo
© foto di Facebook Fip

Si diceva che forse partite più combattute, in cui poter fare esperimenti, fossero un qualcosa di importante per fare crescere il gruppo, cementare le convinzioni e portare l’Italia a quel livello che da questa generazione ci si aspetta. Dopo la gara sull’Olanda, di certo non avremo più del solito strascico di voci su chi sono quelli scelti, su chi è rimasto a casa o su quello spirito di appartenenza che dovrebbe rendere unito il gruppo: con quel gesto di Danilo Gallinari, tutti i bei discorsi sono andati a naufragare in un crescendo di voci, cliniche, possibili esclusioni e una certezza: il neo giocatore dei Clippers ha un dito fratturato e dovrà saltare l’europeo.

Non sappiamo né osiamo immaginare cosa sarebbe successo se la diagnosi avesse scongiurato fratture o rotture, perché allora ci si sarebbe trovati di fronte all’incertezza sul se procedere a espellere il ragazzo o meno dal gruppo. C’era stato il problema Hackett, le critiche piovute su Gentile, l’ambiente della nazionale non è mai stato sereno da quando si è parlato di gruppo più forte degli ultimi decenni, ci si aspetta sempre tanto e se si soffre contro la modesta squadra olandese, magari la frustrazione aumenta: ciò tuttavia non giustifica il pugno che Gallinari ha rifilato a Kok, il quale ha già rilasciato la sua spicciola versione dei fatti, sottolineando come il suo “energico” tagliafuori magari fosse andato oltre il normale agonismo, ma era comunque ascrivibile ad un contesto di gioco, mentre il diretto dell’ex Olimpia è stato freddo, lucido, pensato e improvviso.

Non si sono fatte attendere le voci dall’entourage azzurro, con Petrucci che ha glissato sull’evento, dicendo che Danilo comunque si è scusato e comunque che ora sarà il restante gruppo a doversi compattare. Coach Ettore Messina è più lapidario, sottolineando che la giustizia da soli non è mai la soluzione, in qualsiasi campo ci si destreggi. Rimarcando l’errore, ha detto che le conseguenze ora saranno per tutto il gruppo, e che per il futuro – lasciando quindi spazio alla riapertura – bisognerà dimostrare di nuovo, da parte del Gallo, un sentimento legato a questa maglia, che di sicuro non può essere associata ad un gesto deprecabile.

Le parole dell’assistant coach di San Antonio spostano però l’attenzione sul gruppo, che dovrà fare a meno di un perno imprescindibile del gioco, nonché il “tecnico” che permetteva quintetti atipici. Ora Melli sarà chiamato a prendersi più responsabilità in attacco, Burns avrà più chances di essere chiamato se dovesse dimostrare buon livello e condizione, mentre giocoforza si andarà a liberare un posto pr quello spot di ala piccola in cui andavano a concorrere in tanti, ed in cui anche un Abass, un Tonut o un Flaccadori, ultimo arrivato per sopperire al buco del neo giocatore dei Clippers, potrebbero ben inserirsi.

Se prima l’Italia doveva e poteva essere una squadra brava ad orchestrare il ritmo, adesso giocoforza si passerà molto dal mantenere un numero di possessi elevati, promuovendo sicuramente Gigi Datome in quintetto in coppia col Beli per poter avere punti non necessariamente costruiti. Probabile che la struttura che Messina andrà ad adottare sarà quella che prevede due pivot di ruolo nei 12, magari però, data l’assenza di Gallinari, si potrebbe sperare in un rientro lampo per quel Dada Pascolo (al lavoro con i compagni da Cagliari) che potrebbe fare la differenza. Cambia poco in fatto di esterni, con ancora tanti dubbi legati a chi sarà il secondo play dietro a Hackett e chi potrà essere la guardia di backup, sempre che per quel ruolo non venga scelto Aradori con buona pace di qualche giovane.

Si è sempre detto che molti giocatori Nba vengono a mostrare la propria superiorità nel basket di area Fiba e spesso la differenza la vediamo, eppure al cospetto di un giocatore come Kok, che difficilmente vedrà parquet importanti dinanzi a sé, è bastato davvero poco per provocare una razione fuori contesto. Magari non tutti i mali vengono per nuocere, magari questo gruppo senza un suo leader avrà qualcosa in più da tutti, ma soffermarsi sul gesto non è da poco. Non era uno di quelli sconosciuti, uno di quelli chiamati all’ultimo, o peggio uno dei passaportati, che avrebbero sicuramente suscitato altre critiche: Gallinari era il simbolo di una squadra che viveva nel ricordo dei suoi step back, delle sue partenze fulminee e delle sue triple, e dovrà farne a meno.