Hinkie lascia i Sixers, ma la sua lettera è di grande ispirazione

Philadelphia sta guardando al futuro già da un po’ di tempo, ma ora ha subìto un inaspettato ribaltone che ridefinisce nel breve periodo le strategie.
Dopo aver detto che la società avrebbe investito 10-15 volte i soldi degli ultimi anni ha deciso di lasciare la sua carica in società e fare un passo indietro esternando tutto il suo disagio degli ultimi anni.
Assieme alle dimissioni ha fatto avere al front office una lettera di 13 pagine dove ha spiegato in modo approfondito i suoi ultimi anni alla guida dei Sixers, rendendo la sua figura incredibilmente umana e soprattutto rivalutandola mettendo da parte momentaneamente i risultati del campo. Ha affermato che per elevarsi dalla mediocrità bisogna cercare qualcosa che nessuno vede. Hinkie ha fatto gli esempi di chi come i Golden State Warriors ha reso arte un metodo che fino a qualche anno fa sembrava essere altamente spettacolare ma perdente, oppure come i San Antonio Spurs che sono stati i primi a puntare molto forte sul mercato europeo, prendendo giocatori importanti che ne hanno permesso di aprire una vera e propria epopea.
In questi anni i Sixers hanno provato a fare lo stesso: investire tantissimo in strutture e sulla squadra di sviluppo per cercare di trovare i migliori giocatori possibili che potessero riportarli in alto. Sono stati fatti innumerevoli movimenti di mercato per avere le migliori scelte che hanno portato a Jahlil Okafor, Nerlens Noel, Dario Saric (pronto a vestire la maglia di Philly dalla prossima stagione) e Joel Embiid. Proprio su di lui vengono spese parole significative dicendo che l’importante era puntare sul giocatore di maggior talento, consci dei rischi che comportasse ma altrettanto certi del fatto di essere convinti al 100% che quella fosse la scommessa giusta per l'olimpo.
Molto spesso il front office è stato pesantemente criticato per le scelte estreme, ma l’insegnamento che Hinkie ha voluto trasmettere era quello di essere sempre convinti delle proprie scelte, anche se queste potessero risultare impopolari ed esponessero a critiche feroci o attacchi personali.
I migliori, in sostanza, sono quelli disposti a rischiare e Sam lo ha fatto in prima persona con il coraggio di demolire fino all’ultima maceria una franchigia che navigava nella mediocrità per riportarla ai fasti degli anni ottanta, valutando una big picture e non i risultati nel breve periodo. Dopo un purgatorio di anni ora Philadelphia è pronta con quattro scelte al draft, giocatori giovani a roster e qualche movimento di mercato a cominciare la vera e propria risalita. Tutto questo avverrà con gli insegnamenti di Hinkie e la sua grande lungimiranza, ma grazie alle mani di qualcun altro. Si può essere d’accordo o meno con la sua visione, essere dalla sua parte o meno, ma di certo non si può dire che sia un mediocre o una persona ordinaria. Il lavoro sporco è stato fatto e se i Sixers dovessero mai vincere un titolo nei prossimi 5/10 anni, sarà obbligatorio ricordarsi della sua mano.