L’Europa è un calvario, ma l'EA7 potrebbe lavorare per il futuro

I biancorossi devono trovare un senso alle restanti 13 partite, è una questione di dignità e rispetto per la storia
14.01.2017 13:02 di  Fabio Cavagnera  Twitter:    vedi letture
L’Europa è un calvario, ma l'EA7 potrebbe lavorare per il futuro
© foto di Cska Mosca

Mai peggio di così. Nemmeno nelle stagioni più buie e nere, l’Olimpia Milano aveva chiuso una partita europea con un passivo di 37 punti (ed erano anche 42 ad un certo punto). Ma questa, dal punto di vista continentale, sta diventando un calvario senza fine. Mancano ancora 13 partite da giocare e se la squadra di Repesa scenderà sul parquet così molle, svogliata, senza l’orgoglio di chi difende una maglia storica del basket internazionale, la serie di figuracce diventerà epocale. Visto che nella storia dalla parte sbagliata, l’EA7 2016/17 ci è già entrata, anche con la serie di 10 ko consecutivi.

Nel disastro ed umiliazione generale, i peggiori sono stati Raduljica, Dragic e Hickman, cioè i tre principali acquisti dell’ultima estate. Erano quelli che dovevano far fare il salto di qualità continentale ai biancorossi, invece sono le grandi delusioni: il pivot serbo è ormai indifendibile, forse sarebbe il caso di pensare ad una soluzione definitiva, lo sloveno non riesce quasi mai ad essere incisivo ed il playmaker, che aveva illuso con la strepitosa prova contro il Maccabi, sta calando ad ogni uscita, mostrando una condizione fisica in declino, sia per l’età che per il grave infortunio di due anni fa.

E ora? Provare a dare un senso a questa Eurolega è un obbligo, per rispetto alla storia dell'Olimpia. Allora, puntare su chi ci sarà anche l’anno prossimo potrebbe essere un’idea interessante. In primis, far fare un po’ di esperienza ai vari Fontecchio, Abass e Pascolo, lasciandoli in campo per minuti importanti, per poterli poi utilizzare quando conterà nella nuova stagione. Esperienza che potrebbe diventare utile anche nei playoff italiani o in Coppa Italia, quando il livello di intensità sarà più alto, anche all’interno dei nostri confini. Poi pensare ad un innesto vicino a canestro è d’obbligo, perché McLean non può essere sempre la ‘toppa’. Altrimenti potrebbe arrivare al momento caldo della stagione italiana in debito d’ossigeno. Ed il disastro rischierebbe di diventare completo.

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