Arbitri, complotti, Nunnally e Tranquillo, ma il problema è di tutti

Altro caso di polemiche arbitrali e non solo in un ennesimo esempio di come si perda di vista la base dei problemi.
21.05.2016 13:09 di  Simone Mazzola  Twitter:    vedi letture
Arbitri, complotti, Nunnally e Tranquillo, ma il problema è di tutti
© foto di Twitter

In molti stavano aspettando il momento per avere un vero motivo di scagliarsi contro gli arbitri, il palazzetto, gli infortuni o la dea bendata per giustificare una sconfitta e immancabilmente questo momento è arrivato, facendo anche piuttosto rumore.

Ieri sera nella gara due di semifinale tra Reggio Emilia e Avellino ci sono state alcune dubbie decisioni degli arbitri, ma su questo non entrerò nel merito.
Al termine del match James Nunnally, frustrato per la sua brutta partita ed evidentemente deluso dalla sconfitta, pubblica il seguente tweet: “Five versus eight”.
Ovviamente un tesserato non dovrebbe permettersi di prendere una posizione così chiara e aperta verso il complottismo, ma in quanto tale ne pagherà le conseguenze (o almeno si spera). A catena di questo arriva una polemica tanto sterile quanto inutile sui social network per un post di Flavio Tranquillo, pubblicato pochi secondi dopo l’azione che recita: “Non era una violazione quella di Nunnally” in una frase che è tutto fuorchè una provocazione, anzi somiglia molto al bollettino degli ultimi due minuti che dirama l’NBA sulle valutazioni arbitrali. Semplicemente una presa di coscienza che c’è stato un errore.
Ne scaturisce che, Tranquillo gli abbia dato ragione pur avendo scritto il suo post prima, gridando allo scandalo. Ovviamente i commenti sui social su cosa dovrebbero o non dovrebbero fare sia il giocatore che il giornalista si sprecano.
Questo è il perfetto esempio di come NON si debba vivere, intendere, pensare lo sport e la vita in generale.

L’NBA ha deciso tre partite tutte a favore degli Oklahoma City Thunder in questi playoffs, ammettendo più o meno velatamente errori arbitrali negli ultimi due minuti di partite in equilibrio. Per ridurre tutto ai minimi termini, sebbene ci sia da discutere molto: in gara 2 con gli Spurs Waiters commette fallo in attacco su Ginobili per fare la rimessa, in gara 5 Leonard commette fallo tattico su Westbrook, ma gli arbitri lasciano correre e Russ segna col fallo due secondi dopo per chiudere il match e in gara 1 di finale sempre Westbrook commette una solare infrazione di passi prima di chiamare il timeout che poi porterà a liberi e vittoria per OKC. Tre errori a favore della stessa squadra che si sta giocando una finale di conference per il titolo. Complotto? No, solamente errori della classe arbitrale più preparata, skillata, precisa e aiutata dalla tecnologia che ci sia al mondo. E OKC non ha vinto NESSUNA di queste tre partite perché avvantaggiata dagli arbitri, ma semplicemente perché in TUTTE queste partite ha giocato meglio degli avversari.

Ieri sera Avellino ha perso gara due e, ovviamente, dopo il post di Nunnally si è scatenato l’inferno gridando alla malafede, al complotto ecc. Per onestà intellettuale, però, bisogna mettere sul piatto della bilancia tutto.
La classe arbitrale attuale vive un momento di enorme difficoltà tecnica, perché spesso si trova a gestire casistiche che hanno troppe zone d’ombra e d’interpretabilità (se avete pensato all’antisportivo da ultimo uomo siete bravi) e per questo ognuno con la sua sensibilità ha il peso di poter e dover scegliere secondo la propria logica, quindi uno può interpretare fallo antisportivo in un modo e l’altro in uno diverso. Risultato è che i giocatori, allenatori, tifosi ecc. non sanno MAI quando questo contatto o azione è lecita o no. I giocatori non sanno perché la domenica possono fare la virata e segnare, mentre la domenica dopo è passi o perché il semicerchio dello sfondamento non sia quasi mai nemmeno preso in considerazione o perché un quantiativo esagerato di volte è l’arbitro fuori posizione a prendere la decisione, perché forse più carismatico e influente. Ci sono tante questioni meramente tecniche che devono essere affrontate, ma c'è anche chi, da fuori, è complice di quello che succede in campo.

Al posto che gridare sempre al complotto e alla malafede, la prima cosa da fare per il basket in generale è avere come primo obiettivo di mandare in campo gli arbitri (dotati di intelletto, umani e quindi soggetti a errori) con la miglior preparazione mentale, tecnica e atletica possibile e in secundis di far si che abbiano la minor casistica possibile in cui devono utilizzare la loro sensibilità nelle scelte. L’arbitro, come il professore o il capo ufficio è li per far rispettare delle regole prestabilite. Chi viene meno prende una nota, viene sanzionato o licenziato, non ci devono essere scusanti o ricorsi che si possano fare. Alla luce di questo tutto il mondo del basket (appassionati, pubblico ecc) deve pensare di non attaccare Flavio Tranquillo (o Sergio Rossi, il nome scritto non conta e non serve per far sensazione) perché riporta un fatto come vero, intimandolo a usare i social per farlo sapere oppure per rendere note le sue idee, perchè spesso l'obiettivo reale sembra solo quello di avere un quarto d’ora di notorietà. 
Per questo bisogna provare a pensare che l’unico modo per uscire dal qualunquismo e approssimazione di cui tanto ci lamentiamo ma di cui siamo parte tutti noi, è provare a migliorare assumendosi le proprie responsabilità, ammettendo con onestà intellettuale che c’è quaclosa che non va nel sistema con il fine di porvi un rimedio.
La polemica da bar riguardo a complottismo e malafede distoglie semplicemente dal problema principale e butta tutto in bagarre e spesso fa comodo così.