Il sogno Eurolega, Datome e l'Italia, ma siamo lontani da quei livelli

Le parole di Datome sono amare, ma sacrosante verità e prima ne si prende coscienza meglio sarà.
24.05.2017 20:37 di  Simone Mazzola  Twitter:    vedi letture
L'ultima italiana in trionfo
L'ultima italiana in trionfo

Le parole di Gigi Datome dopo la vittoria dell'Eurolega fanno male da un certo punto di vista e obbligano a una riflessione dall'altra. Nella completa onestà intellettuale del capitano azzurro, probabilmente ha ragione nell'affermare che in Italia non c'è possibilità, allo stato attuale delle cose, di raggiungere un obiettivo come quello appena conquistato dal suo Fenerbahce.

La questione dei budget e delle supposte gerarchie europee trovano riscontro si e no, anche perché se quello dell'Olimpia Milano doveva essere sfruttato meglio dell'ultimo posto conquistato, soprattutto se come riportato da talkbasket ad inizio stagione era il sesto assoluto, delle quattro sorelle che hanno partecipato alle Final Four, ovviamente ci sono tre dei primi budget disponibili. Questo non può essere un alibi per chi vuole provare a vincere ed affermarsi, perchè l'Olympiacos ha cominciato a vincere nel momento in cui ha ridotto sensibilmente il budget rispetto al passato, puntando sui propri giocatori e anche sulla cantera che nell'ultima stagione è stata semplicemente chiave per raggiungere un clamoroso risultato come la finale.

In competizioni simili ci sarà sempre chi ha disposizioni economiche infinite ed è il caso anche di un Fenerbahce in grado di avere una vera e propria corazzata, ci sarà chi spreca ingenti quantità di soldi venendo colpito anche dalla sfortuna come il Barcellona, mentre noi italiani dobbiamo ragionare su cosa potremmo fare per provare a rivivere emozioni europee tutte nostre, senza godere di riflesso su menti in fuga come Datome e Gherardini, o come lo fu Basile.
L'Olimpia e tutte le squadre dello stivale hanno il dovere di fare meglio nel futuro, partendo dalle proprie basi e cercando di costruire dal basso quella che potrà essere la candidatura a un'eventuale Final Four. Un'apparizione dei biancorossi sfumata per mano del Maccabi di Blatt non può giustificare la presenza tra le undici sorelle e soprattutto non può essere un ricordo di cui vivere per sempre. In Europa, in Italia e nel mondo servono i soldi, su questo non c'è dubbio, ma serve programmazione, lavoro di gruppo e desiderio di mettere il basket e il progresso davanti a qualsiasi cosa. Su questo Milano (e non solo) ha da imparare da un Bamberg o da un Fenerbahce che è condotto da italiani all'estero.