Team USA distrugge ancora la speranza del mondo di competere

In molti avevano pensato che potesse essere il momento dell'upset, ma gli americani hanno respinto tutto al mittente.
22.08.2016 08:35 di  Simone Mazzola  Twitter:    vedi letture
Team USA distrugge ancora la speranza del mondo di competere

E’ancora tempo di fare i conti con una speranza vana che prima di ogni competizione mondiale invade di positività il resto del mondo, ma che alla fine lascia tutti sempre con un palmo di naso.
Il basket europeo e mondiale è migliorato molto, non c’è dubbio, molti giocatori di altre nazionali giocano in NBA, competono e sono protagonisti elevando il livello delle rispettive squadre, altri giocano ad altissimo livello di eurolega e possono provare a starci, ma comunque alla fine il basket è lo sport degli Stati Uniti e non ci sono avversari che tengano.

All’inizio di queste olimpiadi si sperava che squadre come la Francia, la Serbia o la Spagna potessero impensierire il Team USA che vantava assenze importanti come Curry, James, Westbrook, Harden e Davis, giusto per pensare a che razza di gente è rimasta sul divano a guardare i compagni. Nonostante questo i giocatori presenti erano di altissimo livello e anche se magari non necessariamente a loro agio nel tipo di gioco Fiba (Butler, Lowry o DeRozan) sono riusciti a dimostrare ancora una volta che di possibilità ce ne sono ben poche.
Diciamo la verità, ci eravamo illusi nel girone eliminatorio quando Australia, Francia e Serbia sono andate davvero vicine all’upset dando battaglia fino al 40’ minuto e potendo recriminarsi anche qualcosa sul risultato finale, ma alla fine dei conti quando le partite sono diventate ad eliminazione diretta Team USA ha alzato il proprio livello d'intensità e ha davvero sbaragliato la concorrenza.
Se quella dell’Argentina era fisicamente arginabile anche solo da uno strappo d’intensità, quella della Spagna presentava l’obbligo a uno sforzo ben diverso sia dal punto di vista fisico che dal punto di vista tattico. Gasol e compagni hanno sempre venduto cara la loro pelle dimostrando che la qualità e la profondità del movimento spagnolo non ha limiti (come conferma il dominio a ogni livello giovanile), ma non hanno mai davvero dato l’impressione di poter vincere pur rimanendo sostanzialmente a contatto per tutta la partita.

Il discorso è diverso per una finale che aveva illuso un po’ tutti nel primo quarto quando la Serbia non ha lasciato senza risposta nessun colpo di Team USA. Nonostante un Teodosic letteralmente braccato, sono state trovate comunque buone soluzioni, ma quando è arrivata la spinta propulsiva fisica e morale a firma Kevin Durant è sembrato un uragano che coglie fuori casa la popolazione locale e distrugge tutto ciò che trova sulla sua strada. Paul George si è incollato a Teodosic togliendogli ogni tipo di sguardo a canestro, i serbi faticavano anche solo a tirare, mentre Team USA faceva grandinare palloni nel canestro da tre punti chiudendo la partita in soli dieci minuti.
La storia della finale è tutta qui. Forse la storia del basket di oggi è tutta qui, ma per gli inguaribili romantici che in fondo sperano (giustamente) che il gap sia colmato, bisogna guardare in faccia alla realtà: possibilità di competere veramente non ce ne sono, quindi rimandiamo tutto alla prossima speranza.