Olimpia e Real: un sottile filo rosso che descrive la vittoria

Soffrono, rischiano e magari non meritano, ma alla fine ottengono la vittoria, Milano e Real Madrid alle semifinali di Coppa
17.02.2017 16:30 di  Domenico Landolfo   vedi letture
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Olimpia e Real: un sottile filo rosso che descrive la vittoria

Le partite senza ritorno sono una sfida continua con te stesso. Non conta cosa hai fatto prima, non hai nemmeno la certezza di domani, di un campionato che, sul lungo periodo, avrà sempre i suoi up and down. Spesso in appuntamenti come le final 4, o le coppe nazionali che in 3-4 giorni decidono chi alza il trofeo, non è sempre la squadra più titolata e col miglior pedigree a vincere. In gare senza domani, l’upset, citando e a ben dovere il mondo Ncaa, è sempre possibile che quella piccola squadra che punta tutto sulle alchimie, sulla coesione, riesca a mettere il granello di sabbia nell’ingranaggio della big di turno. Se il sistema regge, nulla è precluso.

Guardando alle sfide di Coppa, Italia o Del Rey poco importa, c’è un filo sottile che lega Olimpia Milano e Real Madrid, due compagini che fanno notizia quando non vincono, quando il loro talento non porta al referto rosa pur a fronte di emolumenti da primato, di squadra costruite per spazzare via chiunque dal parquet. Di fronte abbiamo Brindisi, che per l’occasione veste una maglia verde e non ha il logo Enel sul petto, scegliendo un partner della terra pugliese, e sul piano della Acb una Morablanc Andorra, che in realtà non sarebbe neanche Spagna, ma quel piccolo e ridente stato dei Pirenei che è frutto delle tante e infinite storie delle casate che han dominato l’Iberia dall’anno mille in poi.

Come batti una squadra che sembra imbattibile? Le risposte qui sarebbero molteplici e attecchiscono su due modi diversi di lettura. Brindisi e Meo Sacchetti lo provano a fare imponendo il proprio gioco, quello che ti può far vincere e perdere contro chiunque. Tiri costruiti geometricamente in transizione, spinta del contropiede appena possibile, campo allargato e situazioni di 2 vs 1 che si cercano in situazioni sia difensive che offensive. Andorra si affida invece ad un cercare di portare l’avversario fuori dai suoi confort spot, costringerlo a giocare fuori ritmo, e a far sì che a guidarlo siano più frombolieri.

Gli impatti con la gara saranno opposti: Brindisi dopo il -10 del primo quarto si rimette in carreggiata e arriva a poco dalla vittoria, con un canestro sulla sirena che tante polemiche lascerà anche ai fautori del VAR in questo ed in altri sport; Andorra nel primo tempo raggiunge il +16, subisce la rimonta quando la difesa non è battuta dalla squadra madridista, quanto invece dai singoli che la compongono, Carroll, Randolph, Llull e Doncic, a corrente alternata ma puntuali. Eppure ci vuole un supplementare in cui gli “underdogs” vengono spazzati via.

In V per Vendetta il motto del partito di Adam Sutler sull’Inghilterra che domina è un estratto mutevole anche sulla pallacanestro, in cui alla fine a prevalere sono sempre le Big, un brocardo non scritto ma sempre calzante, eppure in gare come questa c’è sempre quel qualcuno che fa la differenza. Tra vincere e perdere una gara è sempre e solo questione di minuti, attimi, situazioni e bisogna sperare che chi avrà da vivere quel minuto non sia uno a caso: forse è per questo che le big hanno roster di 12 giocatori veri. Eppure capita sempre qualcosa e “quel” qualcuno si fa trovare pronto. È così per Milano, che dopo essere stata sorretta da McLean e Sanders, trova in Macvan una tripla assurda prima ed il buzzer beater della vittoria poi; è così per il Real, scosso nel suo momento più buio da Nocioni, che doveva restare a riposo, che si alza, gioca 9 minuti e poi ti indirizza la gara, lasciando agli altri la scena.

Ci sono cose e momenti che non si possono comprare, alle volte non le puoi neanche sognare, per tutto il resto ci sono quei ragazzi che di attributi ne hanno da vendere e che ti sapranno far male anche se tu, da underdog, hai dato ogni singola stilla della tua energia. Mutatis mutandis, non è un caso che prima Reggio batta una Capo d’Orlando tanto stoica quando scellerata con due “mestieranti” di gran dote: Kaukenas per il pareggio e Della Valle per il sorpasso…