Road to Rookie of the year - puntata 3: Jayson Tatum e Dennis Smith jr

Conosciamo i principali prodotti usciti da questo draft e che già han fatto vedere qualcosa nella recente Summer League
23.07.2017 21:01 di  Domenico Landolfo   vedi letture
Road to Rookie of the year - puntata 3: Jayson Tatum e Dennis Smith jr

Il draft non è una scienza esatta e la Summer League non sempre il banco di prova più attendibile, ma l'analisi di quelli che sono stati i prospetti che più attesi e che han confermato o smentito le previsioni può già essere fatta, sempre col beneficio d'inventario. La terza tappa del nostro percorso della caccia al rookie of the year vede come protagonisti la pescata #3 Jayson Tatum, finito ai Boston Celtics, e uno di quelli che han già saputo imporsi come leader della propria squadra nel corso dei tornei della calda estate, ossia il #9 Dennis Smith jr, dei Dallas Mavericks.

La scelta di Boston di prendere l’ennesimo numero tre del proprio roster che ad inizio stagione, e ben prima della trade di Hayward, faceva discutere, perché sostanzialmente veniva scelto l’ennesimo giocatore nello spot di ala piccola che andava a rimpolpare un ruolo in cui oltre a Crowder, quest’anno avrebbe dovuto essere tutto a favore di Jaylen Brown. Diciamo che l’impatto della prima gara, che lo ha visto contro i Sixers nel più classico dei “quel che poteva essere senza lo scambio delle scelte” ha fugato ogni dubbio, con il sophmore scelto lo scorso anno che si è dimostrato più realizzatore e più esterno nel ruolo, mentre Tatum era il classico tre di stazza, centimetri e voglia.

Un giocatore eclettico, un prodotto di Duke che magari non si fa riconoscere per un tiro ficcante da tutte le posizioni, che adora il post medio e tende ad isolarsi negli angoli, ma che quando la partita pesa non riesce a scomparire neanche se lo volesse. È un atleta fuori dal comune, lunghe leve che si sposano con un corpo armonico ed una presenza su ambo i lati del campo notevole. La sua è un’estate sempre in doppia doppia, senza forzare, facendosi trovare pronto. Forse questa, e non solo la necessità si spazio salariale, sono le ragioni che portano a pensare che Ainge abbia in primo luogo deciso di rinunciare ad uno shooter più puro come Fultz, ed in secondo piano sul perché di fatto abbia mosso a domino le pedine del suo quintetto in cui sicuramente Tatum e Brown potranno trovare minuti e fiducia. Tatum ha mostrato serietà e maturità a dispetto dell’età, mentre Brown dopo la sua estate sul parquet, in attesa del training camp, si diverte nella nuova moda americana di schiacciare nei canestri delle case di Los Angeles.

Spostandoci nella rovente Dallas, che aveva fatto incetta di playmaker la scorsa stagione e ha deciso di rinnovarli tutti, sarà davvero difficile pensare a come gestire un Dennis Smith jr, autentico cavallo pazzo del parquet e giocatore già pronto a un ruolo da protagonista. Certo gestire Harris, Yogi Ferrell (che ha dimostrato di poter convivere col prodotto di NC State già nella Summer League) e Seth Curry sarà un gran bel da fare per coach Rick Carlisle, tuttavia si ritrova tra le mani un giocatore davvero futuribile, non uno shooter first come quelli che ha già nell’armadio, ma un ragazzo completo e tosto, ideale per costruire un progetto.

Smith jr doveva e poteva essere dei Knicks, visto che Mark Cuban aveva cercato in tutti i modi di arrivare a Frank Ntikilina (soggetto per la prossima puntata di “Chi l’ha visto”) ma quando la franchigia della Grande Mela ha deciso di puntare sul ragazzo francese, allora la scelta è caduta su questo rookie da North Carolina State che non è il classico playmaker, ma quella nuova generazione di atleti come Westbrook che hanno il tritolo nelle gambe, una buona componente muscolare e tendono a prendere il controllo emotivo della gare. Sul pick and roll, si è dimostrato già notevole, ma la vera specialità della casa è trovare angoli per il pick and pop, ideale per imbeccare uno come Nowitzki che dal gomito può colpire. Il fatto di andare in penetrazione a testa bassa può essere da un lato un limite nel suo avvio, in quanto potrebbe generare guai, ma sul lungo periodo è sicuramente un pregio, perché quando il suo equilibrio tra tiri a medio e lungo raggio (su cui si può lavorare) e lettura delle penetrazioni (voto elevato in questa categoria) sarà quello giusto, allora i Mavs avranno davvero un potenziale all star per poter costruire una squadra che li riporti in alto, anche se Dirk dovesse appendere le scarpette al chiodo.

Un flash su Dallas, in conclusione, che nella SL ha fatto giocare Ding, cinese da prestazioni alterne, nonché Satnam Singh, indiano e già per questo interessante, con la prospettiva di inserirli in D League e farli crescere, staremo a vedere. Occhio anche ad uno che è stato firmato Maxi Kleber, tedesco di prospetto, che verrà valutato nel training Camp.