Diario di un incontro ravvicinato con Kobe Bryant

Pochi giorni prima dell'annuncio del suo ritiro a fine stagione, ho incontrato Kobe Bryant. Ecco com'e' andata...
08.12.2015 18:01 di Sergio Cerbone   vedi letture
Kobe Bryant
Kobe Bryant
© foto di Sergio Cerbone

Il 24 novembre 2015 non e’ stata solo la notte del record: i Golden State Warriors, battendo i Lakers tra le mura amiche, hanno conquistano la sedicesima vittoria su sedici partite giocate in questa stagione, riscrivendo la storia NBA: mai nessuno aveva avuto una partenza sprint così lunga. Una macchina inarrestabile, quella della squadra della California del nord, a cui la vittoria del titolo NBA 2015 non ha tolto la fame di vittoria, ma gli ha fatto venire ancora più appetito.

Non solo dicevo, perche’ la serata e’ stata speciale anche per un altro motivo, questa volta personale, si’ perche’ vedere Kobe Bryant (idolo dell’adolescenza) dal vivo e’ sempre un’emozione forte. Per di piu’ ho avuto anche la possibiita’ di intervistarlo.

A dirla tutta, non era nemmeno la mia prima volta, perche’ la stagione scorsa, proprio nella prima partita casalinga dei Warriors, ebbi gia’ questa fortuna.

Ecco un mini-diario di com'e' andato l'incontro ravvicinato con il Black Mamba:

Come al solito, arrivo alla Oracle Arena con largo anticipo, del numero 24 non mi voglio perdere nemmeno un minuto. Appena ricevuto l'accredio stampa, mi affretto ad andare a bordo campo, li' pero' non lo vedo, cosi’ aspetto i 45 minuti prima della palla a due, dove e’ concesso a me e agli altri giornalisti, di entrare negli spoglliatoi delle squadre.

Una volta entrato in quello dei Lakers, butto un’occhiata al suo armadietto, Kobe e’ la star della squadra e ha a disposizione due armadietti, al contrario del resto dei suoi compagni. C’e’ una camicia bianca con i gemelli, abito grigio e scarpe elegantissime. Kobe e’ uno dei giocatori con piu’ stile nella NBA, l’influenza italiana qui si fa sentire.

Il black mamba pero’ non c’e’, e’ in una saletta in fondo allo spogliatoio ospite, protetto dagli occhi dei giornalisti e impegnato a fare streaching e a farsi massaggiare da un preparatore.

Gia’ che c’ero do’ uno sguardo al resto dei compagni, c’e’ chi concentrato, ascolta musica, chi ripassa gli schemi e chi scherza con i compagni come Nick Young. A proposito, Swaggy ha delle scarpe improponibili: oro con la scritta VOTE FOR GILBERT (Arena). Young ha recentemente firmato un contratto Adidas ed e’ molto amico dell’ex agent 0 che chiama addirittura zio.

Ma ecco finalmente uscire Kobe, cuffie in testa, mi passa davanti cosi lo saluto: “Ciao Kobe”. E a questo, lui risponde con un ciao e un sorriso. Fa un pit-stop al bagno e intanto alcuni cameraman lo filmano in tutti i suoi movimenti. Quando Kobe rientra, guarda il cameraman con un ghigno e quasi vorrebbe dirgli: “Hey sono solo andato in bagno”. Ma Kobe e’ Kobe, il suo carisma e’ palpabile e tutta l'attenzione dei dei presenti e' solo per lui.

Kobe poi riceve la visita di Luke Walton (assistente/coach dei Warriors), ma quando vede che i giornalisti si spostano verso di loro, si rifugia in una stanzetta per proseguire la conversazione con piu’ privacy.

Il PR dei Lakers ci fa segno che il nostro tempo e’ finito e dobbiamo lasciare lo spogliatotio. Mi avvio verso la mia postazione per seguire la partita.

La partita in realta’ non c’e’ stata, non è nemmeno servito il super Steph Curry di inizio stagione: si è accontentato di 24 punti (10/21 dal campo) e 9 assist, con i Warriors che massacrano i Lakers 111-77. Giornata da dimenticare per Kobe Bryant, che gioca una delle peggiori partite della sua carriera e chiude con 4 punti e 1/14 dal campo.

A fine partita mi dirigo nuovamente nello spogiatoio Lakers, dove Kobe e ovviamente quello piu’ cercato dai giornalisti. Sono li’ a pochi passi da lui, le domande sono quasi tutte sulla sua prestazione e momento di forma. Aspetto il mio turno e in italiano gli chiedo: “Kobe c’e’ un po’ di frustrazione per i tiri che non stanno entrando?”. Lui risponde con una parolaccia, no, non indirizzata a me, ma la usa come intercalare (sentite qui la risposta).

Finita l'intervista di gruppo con gli altri giornalisti non sono ancora sazio e ho voglia di parlare ancora con Bryant. Cosi' lo seguo per un pezzo, nel corridoio che porta al pullman della squadra. Stavolta la mia domanda e' piu' personale, faccio leva sulla sua passione per il calcio e gli chiedo un commento sulla stratosferica vittoria del "suo" Barcellona che ha giocato proprio qualche ora prima con la Roma (6-1):

"Kobe hai visto che risultato il Barcellona?". "Una mazzata" mi dice con un ghigno. Ok poteva bastare, lo ringrazio e saluto e lo lascio andare...

Qualche giorno dopo l’annuncio shock: “Kobe Bryant si ritira

"Mi hai fregato" ho pensato tra me subito dopo aver smaltito la notizia del ritiro"....Il Kobe visto alla Oracle Arena aveva gia’ deciso di ritirarsi, ma stava aspettando il momento e il modo giusto per comunicarlo. A proposito, bellissima la sua lettera lettera lasciata a Players Tribune in cui spiega il motivo della sua scelta.

E che smacco sapere che proprio nello spogliatoio dei Warriors, a porte chiuse, Kobe aveva fatto il servizio fotografico con cui ha accompagnato la lettera.

Con il senno di poi, visto dal vivo, due sono stati i segnali che potevano far intuire un tale scenario:

1) Quel riscaldamento blando fatto senza mai schiacciare, senza nemmeno un layup, solo tiri dalla media distanza, senza spingere come si e' abituati a vedere Kobe fin dal warmup.
2) Quelle risposte date ai giornalisti in modo sereno, con il sorriso sulle labbra. Un Kobe neanche tanto rammaricato per le sconfitte dei suoi Lakers e sul suo scarso momento di forma. Altre volte, in occasioni simili, avevamo sentito un Kobe ben piu' arrabbiato.

Kobe ha scelto il modo piu' elegante per comunicare a tutti la sua DECISION: senza giornalisti o tv come tramite, ma soltanto le sue parole, le ultime, consegnate direttamente al mondo del basket.

Mamba out

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Sergio Cerbone vive e lavora a San Francisco. Collaboratore per Basketissimo.com sta per pubblicare un libro sulla sua esperienza da giornalista a bordo campo al seguito dei Golden State Warriors, campioni NBA. Clicca qui per seguire la pagina Facebook dedicata al suo libro.