Intervista ad Adam Filippi, scouting director degli Hornets

Basketissimo ha avuto modo di scambiare due chiacchiere direttamente con Adam Filippi in visita a Milano per monitorare i giocatori potenzialmente utili per i suoi Charlotte Hornets essendo lui il director global scouting.
Lo ringraziamo per la sua disponibilità e anche per averci autografato il libro "Shooting like a pro".
- Partiamo dalla tua squadra (gli Charlotte Hornets). Qual è la situazione attuale?
Le aspettative erano un po’ alte dopo una stagione in cui abbiamo raddoppiato le vittorie da 21 a 43. L’obiettivo rimangono i playoffs, ma la squadra è cambiata con l’innesto di Stephenson e la sua presenza sposta alcuni equilibri, visto che noi avevamo bisogno di un giocatore che potesse costruire con la palla in mano e difendere allo stesso tempo.
- A tal proposito come valuti sinora il suo apporto?
L’inserimento è ancora un po’ lento, ma è un giocatore che ha marcato LeBron James per tre anni nei playoffs e ha dimostrato di essere importante. Se consideriamo che sono stati offerti 15 milioni a Gordon Hayward che non ha mai giocato una partita di playoffs, lui è stato firmato a una cifra abbordabile. Ci aspettiamo molto e dovrà essere un trascinatore, ma per questo penso che ci vorrà ancora un anno perché per essere leader bisogna guadagnare il rispetto dei compagni e dimostrare di poter essere il traino della squadra.
- Chi saranno le migliori ad Est?
Cleveland è troppo facile come bersaglio al momento. Sono deluso anch’io e pensavo ingranassero subito. Anche in questo caso ci sono sia Kevin Love che Kyrie Irving che non hanno mai visto una partita di playoffs sino ad ora, assieme a LeBron James che è il miglior giocatore NBA senza discussioni. Queste prime 41 partite serviranno esclusivamente per capirsi tra loro e trovare un’identità che in squadre di questo tipo è la cosa più difficile da creare.
Chi ha un’identità ancora radicata è Miami che è stata cancellata subito dagli addetti ai lavori come pretendente al titolo di conference, ma rimane una squadra da playoffs e da prime cinque ad est. Secondo me loro sono ancora superiori alla maggior parte delle squadre di media fascia.
Per quanto riguarda Chicago bisogna vedere come sta Rose, ma l’inserimento di Gasol è davvero super perché ha già vinto, è un giocatore e una persona straordinaria e anche se magari non ha le caratteristiche da trascinatore è ben contornato da Noah che ha quel carattere, da Rose e da un ottimo cast di supporto. La società ha agito benissimo al draft con McDermott e Mirotic, basando il roster sull’IQ cestistico e circondando i leader di ottimi tiratori. E’la scelta che avrei fatto anche io avessi dovuto costruire i Bulls di quest’anno.
- A Ovest la situazione è molto meno chiara con tante squadre che possono puntare in alto. Chi vedi meglio al momento?
Memphis è eccezionale, ancor più di quando arrivarono in finale di conference con Lionel Hollins. E’ una squadra con grandi leader come Gasol e Conley, i loro giocatori migliorano ogni anno come fatto dallo stesso Gasol che è più atletico, più in forma e più leader rendendo il loro basket oltre che bello da vedere oltre che incredibilmente concreto.
Purtroppo gli manca sempre un giocatore per poter competere veramente fino al titolo con le altre corazzate dell’Ovest.
San Antonio rimane la squadra da battere perché sanno vincere indipendentemente dal fatto che l’abbiano fatto l’anno scorso e quasi fatto l’anno prima. Devono rimanere sani, ma se lo fanno possono firmare anche me e farmi giocare bene. Chi arriva lì capisce quello che deve fare mentalmente e tecnicamente avendo ben chiaro qual è il proprio ruolo in squadra. Per le avversarie è quasi imbarazzante doverli affrontare cercando di pareggiare la loro mentalità e concretezza sia in panchina che in campo.
(to be continued...)